E in mattinata, sbloccato finalmente il decreto Aiuti, messi in salvo i 17 miliardi per famiglie e imprese, tirato un bel sospiro di sollievo, il premier alza la cornetta e si fa passare Volodymir Zelensky. Non è un una telefonata di congedo, anzi, il colloquio è cordiale e, riferiscono, «molto fattivo». Mario Draghi infatti si congratula per «gli ultimi positivi sviluppi della controffensiva ucraina» e conferma il «pieno appoggio» italiano a Kiev. «Sostegno continuo», precisa il presidente del Consiglio, e continuo è proprio la parola chiave, il cuore del discorso. Draghi impegna così non soltanto il suo governo ma anche quello che verrà: la linea di Roma sul conflitto, assicura, non cambierà. Zelensky ringrazia: «Dobbiamo aumentare la nostra collaborazione, ci servono istruttori militari».
Europa, Nato, Occidente, democrazia, difesa dei diritti umani e civili. Sono questi i punti di riferimento, i valori base dell'Italia, chiunque tra due mesi entrerà a Palazzo Chigi, con qualunque maggioranza. Nessuna manovra, niente dubbi su chi è l'aggressore e chi l'aggredito da aiutare. Lo aveva spiegato nei giorni scorsi, con forza e un paio di volte, Sergio Mattarella, massimo garante istituzionale della prossima transizione. «Riteniamo necessario mantenere una forte pressione con le sanzioni per superare la sciagurata iniziativa bellicista scatenata dalla Russia». Ora tocca a Draghi tornare sull'argomento. Al telefono con Zelensky, il premier si fa raccontare le novità «dal fronte», la riconquista di brandelli di terreno ucraino ri-strappato con i denti ai russi, e si inforna pure sulla situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia e della sua sicurezza. E riafferma il sostegno «pieno e continuo» di Roma a Kiev «in tutti gli ambiti», assistenza militare compresa.
Zelensky sembra molto soddisfatto del colloquio e delle rassicurazioni. «Ho avuto una conversazione con il presidente Draghi - racconta su Twitter - e l'ho informato sugli sviluppi sul campo. Abbiamo sottolineato l'importanza della cooperazione in materia di difesa con l'Italia. È buona. Dobbiamo migliorarla». Quanto a Zaporizhzhia, «la garanzia della sua sicurezza e la smilitarizzazione e il ritorno sotto il controllo ucraino».
Dopo sei mesi Kiev vede un po' di luce. La controffensiva ad est sta andando bene, importanti città sono state riconquistare, le truppe del Cremlino appaiono in difficoltà. Ma adesso gli ucraini chiedono un maggior impegno dell'Occidente. «La situazione sta cambiando - dice il ministro degli Esteri Dimitrio Kuleba - l'avanzata nel sud e nell'est sta conseguendo ottimi risultati. Pero abbiamo bisogno di più armi, di più munizioni da parte degli alleati per sfruttare questo momento, salvare un alto numero di vite e liberare più territori con una velocità maggiore».
Sono stati recuperati nelle ultime settimane oltre seimila chilometri quadrati, ma insomma, c'è ancora parecchio lavoro da fare. «Più appoggio militare abbiamo ora, prima metteremo fine a questa guerra. La comunità internazionale deve concentrarsi nella consegna degli armamenti di cui abbiamo necessità per ottenere la vittoria e la pace».
Concetti simili li esprime Zelensky al premier italiano.
Kiev vuole andare fino in fondo, alla liberazione completa delle terre occupate dai russi in questi mesi, e solo dopo si sederà con Putin al tavolo delle trattative. Intanto servono armi, armi, armi. E Draghi rinnova il sostegno.
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