Cronache

Drogato in auto uccise donna. È libero dopo appena un anno

Prima una lieve condanna per omicidio stradale, ora scarcerato. I parenti della vittima: "Dov'è la giustizia?"

Ragusa Prima una condanna flebile per omicidio stradale aggravato e ora arriva la scarcerazione. È un Paese sotto choc quello che ha assistito alla rimessa in libertà del 35enne sciclitano Carmelo Ferraro che ha scontato appena un anno ai domiciliari per avere stroncato la vita di una giovane mamma travolgendola con la sua auto che guidava sotto effetto di metadone e cocaina. Soltanto il 23 giugno scorso Ferraro era stato condannato a 4 anni e 6 mesi con patteggiamento e revoca della patente, e a soli 46 giorni dalla condanna è un uomo libero. «Dov'è la giustizia in Italia?», si interrogano addolorati i familiari che non possono accettare la decisione del giudice del tribunale di Ragusa.

Il 15 luglio 2019 hanno perso per sempre la loro Martina, che aveva solo 24 anni e anche quel giorno era andata al lavoro. Perché Martina era giovane e responsabile e aveva un bambino a cui pensare, un bambino in tenera età che non riabbraccerà più la sua mamma e dovrà crescere sì circondato dall'amore dei nonni, nel frattempo divenuti affidatari in via definitiva del piccolo, ma comunque senza di lei. Martina è stata uccisa al termine del suo turno di lavoro in un locale di Cava D'Aliga (Scicli). Era notte e con un collega stava gettando la spazzatura in Viale della Pace, un largo rettilineo che congiunge le due frazioni sciclitane di Cava d'Aliga e Donnalucata. Passava Ferraro che sfrecciava a bordo della sua Lancia Y10 sotto effetto di stupefacenti. Martina è stata travolta e trascinata per diversi metri col carrello metallico che stava spingendo e per lei non c'è stato scampo.

La famiglia non si dà pace. Il giudice, accogliendo la richiesta dei legali di Ferraro, lo ha rimesso in libertà revocando la misura restrittiva degli arresti domiciliari a cui era sottoposto dal periodo in cui era accaduta la tragedia. Il magistrato ibleo ha tenuto in considerazione il percorso fatto da Ferraro, ha ritenuto che la condotta collaborativa dell'uomo, mantenuta sin dall'inizio, il percorso terapeutico effettuato e la condotta tenuta durante l'esecuzione della misura consentano di ritenere cessate le esigenze cautelari.

La tragedia di Martina avvenne qualche giorno dopo il duplice omicidio stradale dei cuginetti vittoriesi Alessio e Simone D'Antonio, falciati dal Suv di Rosario Greco, figlio di boss, che andava a tutto gas in una stradina di Vittoria e che è stato condannato a 9 anni lo stesso giorno in cui è stato concesso il patteggiamento a Ferraro. Gli Aprile e i D'Antonio si unirono per chiedere pene più severe per l'omicidio stradale e l'impossibilità di accedere a riti alternativi che abbreviano di gran lunga la condanna. Il ministro Alfonso Bonafede aveva anche promesso ai D'Antonio un disegno di legge in tal senso che avrebbe portato il nome dei loro figli.

Ecco invece la rimessa in libertà, che equivale a infliggere un ulteriore dolore ai familiari di chi non c'è più.

Commenti