
Due giovani funzionari dell'ambasciata israeliana a Washington, un uomo e una donna, sono stati uccisi mercoledì sera durante un agguato armato davanti al Jewish Museum nella capitale americana. Un attentato compiuto nel cuore della città che ha scosso la comunità ebraica in un momento di forti tensioni globali, con i tentativi degli Stati Uniti di mediare un cessate il fuoco tra Israele e Hamas che continuano a fallire e i combattimenti a Gaza che proseguono. Il direttore dell'Fbi Kash Patel ha definito l'attentato «un atto di terrorismo», sottolineando che «la violenza antisemita è un attacco ai nostri valori fondamentali e verrà affrontata con tutta la forza della giustizia federale». E ieri sera il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha avuto una conversazione telefonica con il presidente Donald Trump, «che gli ha espresso profondo cordoglio per il terribile assassinio a Washington», come riferisce l'ufficio di Netanyahu.
Le vittime, il 28enne Yaron Lischinsky, che lavorava nel dipartimento politico, e la 26enne Sarah Milgrim, ebrea americana anche lei impiegata presso l'ambasciata, erano una coppia e secondo i media Usa lui stava per chiederle di sposarlo. I due - secondo la ricostruzione delle forze dell'ordine - stavano partecipando a un evento presso il museo organizzato dall'American Jewish Committee, e intorno alle 21 locali, fuori dalla struttura, sono stati avvicinati da un uomo che ha aperto il fuoco colpendoli a morte. Poco dopo è stato fermato il 30enne di Chicago Elias Rodriguez, che al momento dell'arresto ha gridato «Liberate la Palestina!». Secondo il Times of Israel il killer - comparso ieri in tribunale dove è accusato di omicidio e rischia per questo la pena di morte - è membro di un gruppo di estrema sinistra che si batte per i diritti dei palestinesi: nel 2017 partecipò a una protesta davanti all'abitazione dell'allora sindaco di Chicago, Rahm Emanuel, in qualità di membro del Partito per il Socialismo e la Liberazione, come riporta il giornale del gruppo, Libération. Il vicedirettore dell'Fbi Dan Bongino ha spiegato su X che Rodriguez è stato interrogato dalla polizia metropolitana di Washington e dalle task force congiunte antiterrorismo del Bureau, e «i primi segnali indicano che si tratta di un atto di violenza mirata». La ministra della Giustizia Pam Bondi, da parte sua, ha sottolineato che «da quanto è emerso dalle indagini finora il killer ha agito da solo». L'uomo - secondo il racconto fatto alla Cnn da un testimone - ha finto di essere un testimone, ha chiesto alla sicurezza del museo di chiamare la polizia e «le guardie di sicurezza gli hanno offerto dell'acqua, cercando di confortarlo». Quindi ha aspettato per circa dieci minuti l'arrivo degli agenti e poi si è consegnato dicendo: «L'ho fatto io, l'ho fatto per Gaza. Liberate la Palestina». Anche Yoni Kalin, che si trovava al museo per partecipare allo stesso evento, ha spiegato alla Cnn che a un certo punto ha sentito degli spari e pochi istanti dopo un uomo è entrato nel museo, ma apparentemente sembrava un testimone. Quando la polizia è arrivata nell'edificio, lui sembrava aver confessato di aver sparato. «È orribile. Non avevo capito che fosse lui l'autore. Sono sotto choc», ha aggiunto Kalin. Gli agenti dell'Fbi hanno perquisito ieri la casa a Chicago di Rodriguez: il palazzo si trova ad Albany Park, uno dei quartieri etnicamente più eterogenei della città che un tempo ospitava immigrati ebrei.
Sulla finestra dell'appartamento ci sono due poster: uno con su scritto «Giustizia per Wadea», il bambino palestinese americano di 6 anni ucciso a Chicago due anni fa, e sull'altro «Tikkun Olam significa Palestina libera», laddove Tikkun Olam è un'espressione ebraica per dire «curare il mondo».