Due modelle afroamericane morte a Los Angeles nell'arco di due giorni: una sicuramente uccisa e l'altra con ogni probabilità rimasta vittima di un crimine violento. Cresce la paura nella città californiana e a Dowtown, teatro di un omicidio e un sospetto omicidio. Le famiglie parlano di un serial killer a piede libero, anche se non ci sono ancora prove. Il 10 settembre i familiari di Nichole «Nikki» Coats (nella foto) ne hanno scoperto il cadavere due giorni dopo che i loro sms non avevano avuto risposta. La morte di Nikki è ancora dichiarata «sospetta», in attesa del responso del medico legale. Due giorni dopo, in un lussuoso condominio a meno di cinque chilometri di distanza, anche Malisa Mooney è stata trovata uccisa, nella casa dove si era trasferita appena un mese prima. Anche in questo caso l'assenza di messaggi per una settimana aveva messo sul chi vive i familiari. «C'è un predatore in circolazione», ha lanciato l'allarme la zia di Nikki, May Stevens, che ne aveva scoperto il cadavere, anche se finora solo la morte di Malisa è stata decretata come omicidio. Nell'ultimo messaggio Nikki diceva che stava uscendo per un appuntamento galante. «Voglio risposte, voglio sapere perché mia figlia è morta. Nikki non aveva nemici», ha detto la madre, Sharon Coats. La zia ha riconosciuto a malapena la nipote: «Aveva una gamba alzata in aria come se stesse calciando qualcosa. Non è così che ti metti a letto e muori. Sono convinta che sia stata uccisa».
La morte delle due giovani donne arriva sulla scia di un rapporto del municipio di Los Angeles sugli alti tassi di criminalità di cui sono vittima le donne nere, anche se le statistiche
sui crimini in città sono in diminuzione. Citando dati della polizia, il rapporto aveva notato che le donne di colore rappresentano solo il 4,3% della popolazione della città, ma sono il 25-33% delle vittime di violenza.
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