Due o tre cose che legano petrolio guerra santa e franco svizzero

Il terrorismo ci attacca quando è in corso uno scontro finanziario tra Europa e Usa contro i produttori di greggio

Due o tre cose che legano petrolio guerra santa e franco svizzero

Anche senza credere agli gnomi di Zurigo o senza immaginare che ci sia una «cupola» in Medio Oriente che determina insieme la strategia del petrolio e quella del terrorismo, a me pare che ci sia un chiaro legame fra tre eventi che sono accaduti in questi ultimi giorni, con una sequenza temporale sorprendente.

Primo evento: l'annuncio che il prezzo del petrolio sta scendendo di continuo, perché gli arabi non riducono la produzione, anche se quest'anno potrebbe scendere sotto i 40 dollari al barile.

Secondo evento: l'annuncio da parte del procuratore generale dell'Unione europea che, secondo la Suprema Corte, il quantitative easing di Draghi - consistente nel far comprare dalla Bce (la Banca Centrale Europea) titoli del debito pubblico degli Stati membri per combattere la deflazione - è legittimo in base al trattato di Maastricht se serve ad assicurare la stabilità monetaria.

Terzo, pressoché simultaneo, evento: la decisione sorprendente della Banca Centrale svizzera di lasciar rivalutare liberamente il franco rispetto all'euro, che lo ha fatto aumentare del 25% in un sol colpo, facendo crollare la Borsa di Zurigo e generando vistose perdite ai trader che scommettevano su una nuova svalutazione del franco sul dollaro dovuta alla discesa dell'euro. Da ciò derivano grosse insolvenze negli Usa, nel settore dei derivati, con malesseri in Borsa.

Tutti e tre gli eventi accadono in uno scenario ricco di minacce di nuovi attentati, in una strategia del terrore e dell'orrore, come i bambini che fucilano gli ostaggi catturati dai guerriglieri o le bambine che si fanno saltare per aria. Il terrorismo non si può fermare, perché un mondo arabo con il basso prezzo del petrolio - fatto per danneggiare le imprese petrolifere americane che hanno investito nella produzione di petrolio dalle sabbie rocciose - non può durare troppo a lungo, in quanto danneggia anche l'Iran, capitale del terrorismo, che ha costi di estrazione più elevati e, soprattutto, non ha i cospicui redditi dei fondi sovrani che consentono invece ai sauditi di resistere più a lungo. Dunque, occorre far crollare il prezzo, impedendo la ripresa europea. Ma Draghi ora reagisce con il quantitative easing, perché ha il via libera dell'Europa spaventata.

Non sappiamo quanto esso servirà per rianimare la nostra economia e dove andrà il prezzo del petrolio, che a sua volta dipende dalle previsioni della finanza sui vari fattori in gioco. Ma una cosa la sappiamo: questa mossa crea liquidità in euro, e lo farà scendere rispetto al dollaro. Ed ecco la mossa spavalda della Banca Centrale svizzera, che non vuole perdere gli investimenti dei fondi sovrani dell'Arabia Saudita e di altri Stati del Golfo o anche dell'Africa settentrionale. La rivalutazione del franco svizzero lo sgancia dal declino dell'euro rispetto al dollaro e anche alla sterlina e alle altre valute legate al dollaro. Gli arabi, che hanno bisogno di dollari o valute legate al dollaro, non amano una svalutazione del franco svizzero rispetto all'oro. E la Svizzera non vuole perdere gli investimenti in franchi nelle sue banche che i fondi sovrani hanno fatto. Del resto il rincaro del franco svizzero può essere tollerato dagli europei abbienti che preferiscono una residenza svizzera a quella francese o tedesca o austriaca o italiana per la famiglia, dato che per la Repubblica elvetica non ci sono minacce terroristiche.

Ma la mossa svizzera genera lacrime e sangue per non pochi operatori finanziari elvetici, che hanno subito vistose perdite perché la rivalutazione del franco implica che un titolo denominano in dollari vale meno di prima in franchi. Inoltre le industrie multinazionali svizzere chimiche, meccaniche, alimentari che esportano nell'Eurozona diventano meno competitive.

E le grandi compagnie petrolifere che hanno fatto investimenti a lungo termine contando su un prezzo del petrolio superiore ai 50 dollari stanno tagliando il grasso dai loro costi e la guerra del petrolio non sembra possa esser vinta dai Paesi arabi.

Alla fine quindi il capitalismo, con tutti i suoi errori e le sue pecche, si dimostrerà ancora una volta più forte, del fondamentalismo islamico come lo fu del comunismo e del post-comunismo con i suoi derivati.

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