E Auschwitz diventa una trattoria

Critici senza vergogna e offerte bluff: le denunce delle vittime

E Auschwitz diventa una trattoria

Si chiama Gufo? No grazie e raduna quasi 7mila arrabbiati (ma c'è anche Insultare su Tripadvisor sentendosi grandi chef). Albergatori, ristoratori, clienti scottati da recensioni fasulle e informazioni col trucco. Una pagina facebook piena di rabbia ma anche di ironia che pubblica testimonianze e documenti su giudizi in malafede e recensioni for sale. Un ristoratore di Treviso attaccato perchè nel suo locale «c'è gente che fuma, la tv è altissima e a mezzanotte è pieno di gente ubriaca al bar» risponde: «Questo è solo un esempio dello schifo che gira nel business delle recensioni. Primo: non disponiamo di nessun apparecchio televisivo. Secondo: odiamo il fumo. Terzo: il nostro orario di chiusura serale è alle 23,30. Quarto: non facciamo servizio bar».

Un pizzaiolo napoletano trapiantato a Bergamo, anche lui nel mirino del ricatto delle recensioni, spiega come funziona: «Da ragazzino, quand'ero a Napoli, c'era un mio amico che aveva aperto un'autofficina. Gli chiesi come pensava di conquistarsi clienti visto che non era nessuno, e lui mi rispose: Semplice, buco le gomme delle auto qua attorno e vengono tutti da me. Ecco, sta succedendo lo stesso: prima ti rovinano, poi vengono a chiederti soldi per migliorare l'immagine che loro stessi hanno rovinato». Alfonso ne racconta un'altra: «L'idiozia dell'idiozia non ha limiti. Riuscire a far togliere una recensione falsa per poi riceverne subito un'altra da un altro profilo finto a singola recensione della stessa persona... questa però per TripAdvisor va bene! Alla faccia degli algoritmi». Alcune situazioni sono comiche. Come quelle del prestigioso ristorante (inesistente...) che Gufo? No, grazie ha aperto a Londra e balzato al primo posto nel ranking di Tripadvsor. Trova fans portati lì dal passaparola: «Ho sentito parlare molto bene del suo ristorante. So che è difficile prenotare, quando si può avere un tavolo disponibile?». Controlli quindi: zero.

Non sempre c'è da ridere.

Tra le recensioni c'è il campo di sterminio di Auschwitz, trattato come la trattoria sotto casa: «Hanno scritto: non vi aspettate granchè - racconta Roberto Peschiera - e gli danno tre stelline. Si può accettare una cosa del genere?».

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