E Brunetta propone di «scalare» le spese per l'immigrazione dai nostri contributi alla Ue

RomaNé con Matteo Salvini, nella ricerca dei toni più estremi e sguaiati, ma neppure con chi invita a spalancare le frontiere, fuori da ogni senso di realtà.

Silvio Berlusconi, il giorno dopo la sortita del leader leghista contro i vescovi, parlando con i suoi collaboratori più stretti, non nasconde un certo fastidio per i toni sempre forzati del leader leghista. Non è soltanto una questione di contenuti, ma anche di metodo e di atteggiamento. Perché ragionando sempre e comunque in un'ottica solitaria si finisce per «fare il gioco di Renzi, rendendo difficile la ricomposizione del centrodestra e regalando così al centrosinistra una sana e serena vittoria». Tanto più quando mancano soltanto pochi mesi a una tornata di amministrative, quella delle grandi città del 2016, che può risultare decisiva nel definire il futuro della politica italiana. Un appuntamento rispetto al quale non si potrà certo procedere soltanto a colpi di competizione interna al centrodestra, come Salvini sembra fare in questa fase, smarcandosi sistematicamente dall'idea di un gioco di squadra.

L'indicazione di Berlusconi al partito - in una giornata dominata dalla profonda tristezza per la scomparsa dell'amico Donato Bruno - sulla delicata questione dell'immigrazione è indirizzata verso la ricerca di una terza via. In sostanza non una corsa a chi la spara più grossa, ma l'ancoraggio al senso dello Stato, a una disciplina di governo che fa parte del Dna di Forza Italia. Quindi proposte concrete, fatti non parole, senza soffiare sul fuoco, ma cercando di essere parte della soluzione e non del problema. Un posizionamento che l'ex premier ha assunto da tempo e non rappresenta certo una contromossa all'infuocata sequenza di staffilate verbali salviniane.

Il giudizio di Berlusconi sulle politiche del governo sull'emergenza migranti è molto duro. In sostanza l'ex premier rileva e denuncia una assoluta mancanza di strategia nell'azione dell'esecutivo Renzi. La domanda che ricorre è semplice: quale politica migratoria ha l'Italia? Il premier è consapevole che deve battere i pugni in Europa, lavorando per tessere una rete di alleanze a livello continentale con i Paesi più esposti in modo da incrinare il muro dell'indifferenza che sembra dominare a Bruxelles? La convinzione è che si proceda senza una bussola, a colpi di improvvisazione, spesso in maniera dilettantesca.

L'idea di Berlusconi continua a essere quella di una mobilitazione internazionale. Ma per tessere una trama, sicuramente al momento sfilacciata, serve esperienza e capacità di leadership. Ad esempio, appare miope non riaprire un vero canale di dialogo con la Federazione Russa, attore fondamentale per la pace in Medio Oriente e nell'Africa Settentrionale. Così come viene considerata fondamentale una azione di supporto e stimolo da parte del Parlamento italiano, anche in vista del prossimo Consiglio europeo di settembre, quando le Camere dovranno attraverso dibattito e mozioni invitare Renzi ad adottare un indirizzo quantomai risoluto.

Con un'idea che ritorna, ad esempio, nei ragionamenti di Renato Brunetta: quella di stornare i costi di operazioni di soccorso e di repressione dal conto dei 16 miliardi annui che versiamo alle casse dell'Ue, in caso di tergiversazione o di nuovi rinvii da parte dell'Europa.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica