Saranno le proteste degli agricoltori o sarà l'avvicinarsi delle elezioni europee con il timore di fare la stessa fine di Frans Timmermans, il commissario all'ambiente europeo padre del Green Deal candidato in Olanda e sconfitto alle elezioni, ma l'Ue sta facendo marcia indietro su molti dossier verdi.
Dopo anni di politiche ambientali ideologiche, ora anche a Bruxelles sembrano aprire gli occhi rimangiandosi alcune delle principali misure green. Poche ore dopo l'annuncio del presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen sul ritiro della proposta legislativa sui pesticidi, ieri la presidenza dell'Ue ha sostenuto la necessità di rivedere e aggiornare la riforma Pac.
Il ministro degli Esteri del Belgio Hadja Lahbib, a nome della presidenza di turno dell'Ue, nel dibattito al Parlamento europeo sull'agricoltura ha affermato: «la politica agricola comune europea ha un ruolo essenziale da svolgere. Tuttavia è doveroso che le norme adottate nel 2021 per riformare la Pac debbano essere rivalutate alla luce delle realtà attuali. Queste regole erano state presentate prima del Covid e prima della guerra in Ucraina e dunque conviene aggiornarle e trovare un giusto equilibrio con gli obiettivi fondamentali della nostra politica agricola, per assicurare la sicurezza alimentare e la giusta remunerazione degli agricoltori».
Il cambio di rotta sui temi ambientali è emerso anche con la presentazione da parte della Commissione Ue del nuovo obiettivo climatico al 2040 in cui è stato stralciato ogni riferimento all'agricoltura. Sebbene sia rimasto il taglio delle emissioni di gas serra del 90% entro il 2040, il possibile sforzo di riduzione del 30% rispetto al 2015 richiesto al settore agricolo nella prima bozza del documento è invece stato cancellato.
Nel testo del nuovo obiettivo climatico europeo si legge che l'agricoltura «svolge un ruolo nella transizione» green contribuendo «al contempo alla sovranità alimentare europea». L'esecutivo Ue inoltre aggiunge che «con le giuste politiche e il giusto sostegno, il settore può anche svolgere un ruolo nella transizione».
Un altro segnale è il voto positivo sulle Nuove Tecniche Genomiche avvenuto ieri in europarlamento su cui, come spiegano i parlamentari europei di FdI-Ecr Nicola Procaccini e Pietro Fiocchi, la sinistra italiana si è spaccata: «È incredibile che nonostante le richieste di aiuto del settore agricolo e le proteste di questi giorni, il Pd e Movimento 5 Stelle abbiano voltato loro le spalle, fregandosene anche dei benefici ambientali connessi. Infatti il Pd sul voto finale sulle NTG si è spaccato a metà». Secondo Silvia Sardone, europarlamentare della Lega e coordinatrice ID in commissione Ambiente «dopo anni di estremismi ideologici targati Timmermans e Von der Leyen, in prossimità delle elezioni Bruxelles si accorge che le nostre preoccupazioni erano fondate e che buona parte di ciò che l'Ue proponeva era irrealizzabile, nel migliore dei casi inefficace, nel peggiore dannoso.
Oggi vediamo finalmente qualche piccolo segnale di retromarcia sui temi agricoli».Eppure, nonostante si registrino importanti passi in avanti in materia ambientale, rimangono numerose questioni aperte come la direttiva imballaggi. La partita è ancora aperta.
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