E il caso del vicegovernatore scuote Forza Italia

MilanoVoci sempre più forti e diffuse si levano sul caso di Mario Mantovani. L'ormai ex vicepresidente della Regione Lombardia è stato arrestato martedì (con un suo stretto collaboratore e un funzionario del provveditorato ai Lavori pubblici) nell'ambito di un'indagine che ipotizza i reati di concussione, corruzione e turbativa d'asta). L'applicazione della custodia cautelare nei confronti di Mantovani - che si trova nel carcere milanese di San Vittore - ha destato perplessità anche trasversali (basti pensare a un avvocato e consigliere comunale di Sel molto noto a Milano, Mirko Mazzali).

Ieri il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, nel corso della Conferenza degli amministratori locali azzurri a Roma, ha detto che «l'arresto di Mantovani è assolutamente inconcepibile per le accuse che gli sono state rivolte». Una posizione coerente con la linea politica storica degli azzurri e con un garantismo che è nel «patrimonio genetico» del movimento, come confermano le dichiarazioni di tanti esponenti forzisti, anche fra le nuove leve. Ma un momento di tensione interna si è determinato ieri dopo l'intervista (al Corriere della Sera ) della coordinatrice lombarda Mariastella Gelmini, che ha definito sì «eccessiva» la misura del carcere, aggiungendo «ma vorrei che ora alzassimo le bandiere della trasparenza e della sobrietà», e «vorrei aprire una stagione diversa sul tema della giustizia». Parole che a qualcuno sono suonate come un cedimento dalla linea garantista. «Ho letto le carte e l'accusa è debolissima» ha dichiarato Daniela Santanchè, «mi dispiace che su questo tema in Forza Italia ci sia ambiguità». «L'intervista di Mariastella Gelmini - ha detto la ex sottosegretaria - non mi rappresenta e mi fa riflettere su una mutazione genetica del partito». «Le considerazioni sul tema della giustizia della collega Santanchè sono da condividere totalmente - ha commentato l'ex ministro Stefania Prestigiacomo - il trattamento che si sta riservando al vicepresidente della giunta lombarda appare francamente fuori luogo». «Mi associo a coloro che hanno criticato il trattamento, davvero insensato, che si sta riservando al vicepresidente della giunta lombarda» ha detto l'eurodeputata Lara Comi.

La vicenda, comprensibilmente, ha colpito particolarmente i parlamentari più vicini a Mantovani, come Sante Zuffada e Luca Squeri. Il senatore Zuffada ha parlato di un «garantismo zoppo». «Se questa è la linea che sta assumendo il nostro partito - ha attaccato - allora è davvero finita». Il deputato ha scritto a Berlusconi, rimettendo nelle sue mani l'incarico di coordinatore provinciale. Secondo Squeri le parole della Gelmini sono arrivate «a mettere in discussione quel garantismo che ci ha sempre animati e addirittura a escludere l'esistenza e il potere di quella parte di magistratura politicizzata» di cui proprio Berlusconi «è stata ed è la prima vittima».

Reazioni «immotivate» secondo Gelmini, che è nuovamente intervenuta per ribadire la sua posizione: «Per quanto mi riguarda - ha precisato - non ho mai abdicato al principio di assoluto garantismo che ha sempre caratterizzato il mio agire politico e ha ispirato la mia adesione a Forza Italia». Gelmini ha confermato «seri dubbi» sul ricorso alla custodia cautelare, ma anche l'auspicio che la politica «a partire da me stessa», possa «offrire comportamenti di limpidezza, correttezza e trasparenza».

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