A Nanto la paura suona al campanello, si mescola alla rabbia e tracima in diretta tv. Sono passati venti giorni da quando Graziano Stacchio, il benzinaio che per la maggior parte degli italiani è sinonimo di eroe, ha sparato ai banditi che stavano assaltando la gioielleria dell'amico Robertino Zancan, uccidendo Albano Cassol, un nomade trevigiano con la fedina penale già colma di episodi analoghi. L'altra sera, poco prima del collegamento con la trasmissione «Quinta colonna» condotta su Retequattro da paolo Del Debbio, qualcuno ha suonato al campanello del gioielliere vicentino. Fuori non c'era nessuno ma quel nessuno ha lasciato una busta. Come ai tempi delle Brigate rosse, su quella busta c'erano delle lettere ritagliate dal giornale che componevano i nomi dei destinatari, Stacchio e Zancan, appunto. Dentro due proiettili «per arma corta», come confermano i carabinieri, e un titolo di giornale, «Non mi dispiace per il bandito ucciso», accanto al quale gli autori della missiva avevano aggiunto un eloquente «A noi sì». Gente che non dimentica, gente che è capacissima di fartela pagare, gente che, comunque, la vita te l'ha già rovinata.
La moglie di Zancan, Cinzia Golin, l'altra sera era ospite in studio a Retequattro e ha appreso in trasmissione quello che era appena successo. Dopo una rapina in casa una decina di anni fa, dopo un assalto alla gioielleria andato putroppo a buon fine qualche anno fa e dopo l'ultimo attacco finito a colpi di kalashnikov del 3 febbraio scorso, il commerciante ha deciso di chiudere. «Chiusura definitiva per rapine», recita il cartello appeso alle vetrine. «Ho sentito mio marito poco fa - ha raccontato Cinzia Golin in trasmissione poco dopo aver saputo dell'ennesimo affronto in stile mafioso - ed era disperato. Mi ha ripetuto che non ce la fa più, che questa non è vita. È un uomo forte ma non può resistere all'infinito. Prima o poi crolla. E lui sta malissimo, è arrivato al limite. Viviamo cercando di stare attenti, abbiamo paura per i figli, prendiamo mille accorgimenti. Non so cos'altro ci possa capitare. Cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto ciò?».
La tensione a Nanto si taglia con un grissino. Dieci giorni fa, altra manifestazione di arrogante impunità, la comunità era stata «avvertita» con una serie di incursioni notturne in varie abitazioni e aziende, quasi a voler dire «adesso ve la facciamo pagare». Lunedì sera sono arrivate queste due pallottole, una a testa, per il benzinaio, reo di aver reagito all'ennesima rapina a colpi di fucile, e per il gioielliere, che aveva avuto l'ardire di ringraziare il salvatore della sua commessa, sola in negozio al momento della tentata rapina.
Il primo inevitabile accorgimento adottato da carabinieri e polizia è stato quello di estendere alla casa della famiglia Zancan la vigilanza già adottata per l'abitazione di Stacchio. Perché quei due proiettili non sono uno scherzo, sono una promessa: «Non ci dimenticheremo di voi». Come se il «colpevole» fosse il benzinaio, che di sicuro non si sarebbe mai sognato di prendere il fucile e sparare se non avesse visto la giovane commessa indifesa al di là delle vetrine prese a picconate dai delinquenti.
«Le minacce arrivate sotto forma di proiettili a Zancan e a Stacchio - tuona Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza - rappresentano un'intimidazione di sapore mafioso inconcepibile e inaccettabile. Equivalgono a un vero e proprio attentato, non soltanto contro le persone coinvolte, ma contro tutti i cittadini e lo Stato italiano».
Gli imprenditori vicentini, che dopo anni di crisi nera intravedono la ripresa economica all'orizzonte, temono di subire la mazzata definitiva della paura, della mancanza di sicurezza. E per questo lanciano un messaggio alle istituzioni. «Invito il Governo, e in primo luogo i ministri degli Interni e della Giustizia - annuncia Zigliotto - a venire qui, nel Vicentino, a toccare con mano l'emergenza criminalità, diventata un fattore che rischia di destabilizzare una società che chiede soltanto di poter vivere e lavorare in tranquillità e in sicurezza. Perché siamo tutti sotto tiro. E ci sentiamo soli. Questi farabutti non devono avere la possibilità di minarlo. Allo Stato chiedo risposte concrete. Non annunci».
di Marino Smider le
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