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E il colosso in crisi fa tremare la Merkel

Ira di Berlino verso gli Usa per la maxi multa. Si cerca un'intesa sullo sconto

E il colosso in crisi fa tremare la Merkel

È qui la festa? Non si direbbe, almeno a giudicare dall'umore di Frau Merkel, ieri era a Dresda per celebrare il 26esimo anniversario della riunificazione tedesca. Mica colpa delle contestazioni di quattro pazzarielli con nostalgie hitleriane: ciò che toglie il sonno alla Cancelliera è la pericolante Deutsche Bank con tutto il suo carico di guai capace di riverberarsi sull'intera economia. Un nervo scoperto, urticante come i tentacoli di una medusa. Al punto da convincere Berlino a gettare la diplomazia alle ortiche e far la faccia feroce con Washington, colpevole di aver sanzionato Db con un multone da 14 miliardi di dollari per la truffa sui mutui subprime. Tuona, ai microfoni di Welt am Sonntag, il presidente della commissione Economia del Bundestag e componente della Grosse Koalition, Peter Ramsauer: «L'atto contro Deutsche Bank ha le caratteristiche di una guerra commerciale», un modus operandi di «lunga tradizione» con cui gli Stati Uniti «estorcono risarcimenti» vantaggiosi per la loro economia. Rincara la dose il collega di partito di Ramsauer, Markus Ferber: l'inchiesta sul colosso bancario tedesco è «una risposta occhio per occhio» ai provvedimenti contro Apple.

Accuse pesanti che sembrano indicare come le parti in causa siano ben lontane dal raggiungere qualsivoglia accordo su una riduzione dell'ammontare della multa, contrariamente a ciò che era stato invece ventilato alla fine della scorsa settimana. Quando alcune fonti anonime avevano lasciato trapelare l'indiscrezione secondo cui la banca guidata da John Cryan e il dipartimento di Giustizia Usa erano ormai prossimi alla definizione di un'intesa per tagliare la sanzione a 5,4 miliardi. L'ipotesi di un super-sconto aveva salvato venerdì sera Db da un ennesimo bagno di sangue in Borsa, dove ormai capitalizza solo 16 miliardi di euro. Con Francoforte chiusa ieri per festività, tutti gli occhi erano puntati su Wall Street: gli adr (titoli che rappresentano una società non americana quotata negli States) sono arrivati a perdere oltre il 3% durante la seduta, e a un'ora dalla fine delle contrattazioni scendevano del 2,3%. Il rischio che si scateni una nuova bufera sulle azioni del gruppo tedesco, e anche sugli altri titoli bancari (ieri i nostri istituti hanno perso in media l'1,6% a Piazza Affari) è quindi ancora alto, soprattutto perché non è ancora chiaro cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni. La Frankfurter Allegemeine Zeitung scriveva ieri che Cryan ha già le valigie pronte per volare a breve negli Usa e negoziare una riduzione della multa, mentre il Wall Street Journal sosteneva che un'intesa è impossibile dal momento che nessuna proposta è stata presentata dalle due parti.

Insomma, la confusione è grande. E il black out, il terzo nel giro di pochi mesi, che domenica ha messo fuori uso i bancomat di Db, semina altri dubbi sulla liquidità della banca. Chi invece non sembra averne è la maggioranza del popolo tedesco (il 69%), contrario a un intervento statale per salvare l'istituto, ipotesi già smentita dal governo ma caldeggiata da Wall Street.

Il salvagente pubblico potrebbe però essere la chiave per convincere Washington a usare la mano leggera con Deutsche.

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