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E il Gay Pride si traveste da resistenza al governo

La kermesse di Roma con la presenza della Schlein e del sindaco Pd: "Destra omofoba e cialtrona"

E il Gay Pride si traveste da resistenza al governo

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Le polemiche dei giorni scorsi sul ritiro del patrocinio da parte della Regione Lazio al Roma Pride avevano già fatto presagire un'edizione estremamente politicizzata della manifestazione romana. La presenza del sindaco Roberto Gualtieri, di numerosi esponenti politici della sinistra e del segretario del Pd Elly Schlein, ne sono state la conferma. Per le strade della capitale è andato in scena, oltre a un lungo corteo con 35 carri e musica a tutto volume, un processo alle intenzioni al governo e al mondo conservatore già dallo slogan della manifestazione «Queeresistenza».

Non a caso di resistenza parla Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride: «Da oggi parte la resistenza della nostra comunità a questa destra, a questo governo e alla Meloni. Quello che è successo con il patrocinio è l'ennesima prova di quanto questa destra sia omofoba e cialtrona» per poi aggiungere: «Anche la Meloni nella giornata contro l'omofobia ha fatto un bellissimo post. Peccato che subito dopo ha votato contro proposte in Europa che parlano di noi e nega con Piantedosi i diritti dei figli. Se non è questa omofobia».

Nonostante il portavoce del Pride avesse affermato «sarà una piazza piena d'amore», il tenore delle dichiarazioni dei partecipanti è stato tutt'altro che caratterizzato da toni concilianti e distensivi. Passando davanti alla sede di Pro Vita in viale Manzoni dai carri del Pride sono infatti arrivati insulti all'associazione e alcune ragazze hanno mostrato un cartello rosa con scritto: «ho un rigurgito anti Pro Vita e Famiglia».

In piazza non è mancato il riferimento a un fantomatico pericolo fascismo: «tranquilla mamma sono gay, non fasci», mentre nel corteo sono numerosi i cartelli che inneggiano alla «gestazione per altri», ovvero l'utero in affitto. Il segretario del Pd Elly Schlein ha invece puntato il dito contro la regione Lazio: «Sono qua oggi perché è importante, perché il Pd sarà sempre nei luoghi della tutela e della promozione dei diritti Lgbtq+. A partire dal matrimonio egualitario, le adozioni e riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali. Siamo qui perché è importante e giusto esserci. Ed è invece sbagliato che non ci sia la regione Lazio. Ci siamo con i nostri corpi e siamo qui in mezzo alle associazioni a supportare il Pride, come siamo a supporto e abbiamo aderito come PD a tutta l'onda Pride». La Schlein ha poi aggiunto: «Non dimentichiamo che chi oggi governa l'Italia sono gli stessi che hanno affossato con un applauso, difficile da dimenticare, una legge di civiltà come la legge Zan».

Sulla stessa falsariga il segretario di Più Europa Riccardo Magi che si è rivolto al governo Meloni: «Se il governo vorrà tornare indietro sui diritti civili useremo tutti i mezzi democratici per fermarli». Gli esponenti di +Europa, tra cui Emma Bonino, hanno sfilato con un carro con una Venere di Botticelli usata dal governo nella campagna Open to meraviglia in versione LGBTI+: la Venere indossa una t-shirt di +Europa con la scritta 'Open to love'.

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è tornato sulla decisione di trascrivere per la prima volta all'anagrafe i certificati di nascita di due bambini nati all'estero da due coppie omogenitoriali: «Le trascrizioni di atti all'estero sono legittimi e doverosi, altrimenti sarebbe una discriminazione. Non si capisce, si può trascrivere un certificato di una eterologa da una coppia eterosessuale e non da una coppia omosessuale».

Al termine della giornata il bilancio del Roma Pride è di una manifestazione arcobaleno, colorata e festosa, ma che invoca una resistenza contro un pericolo di limitazione o cancellazione dei diritti che semplicemente non esiste.

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