E i debiti di casa Renzi finiscono in una mostra

Lo scandalo della Chil e l'iniziativa di Fdi: «Denaro pubblico usato per coprire i loro debiti»

E i debiti di casa Renzi finiscono in una mostra

Una mostra tra il serio e il faceto. Tra Giotto e Michelangelo, a Firenze, ora c'è anche Tiziano Renzi. Dieci pannelli che raccontano la storia dei debiti contratti dalla Chil, azienda della famiglia Renzi, garantiti con soldi pubblici tramite la finanziaria della Regione, Fidi Toscana, e mai restituiti. Si è aperta ieri (fino al 5 gennaio) in Consiglio regionale della Toscana al gruppo di Fratelli d'Italia l'esposizione «La denuncia di Fratelli d'Italia in Regione Toscana sui rapporti tra Fidi Toscana e l'azienda della famiglia Renzi». Tra i documenti si può vedere anche il mutuo concesso dalla Bcc di Pontassieve e firmato sia da Tiziano Renzi che da Marco Lotti, padre del ministro dello Sport, in qualità di gestore aziende della filiale. Dossier incontrovertibili difficili da smentire per Renzi, Lotti & Co. «Il denaro pubblico utilizzato per coprire il mutuo non è mai stato recuperato perché la Chil è poi fallita - spiega il capogruppo di Fdi in Consiglio regionale, Giovanni Donzelli, che ha scoperto lo scandalo - è una vergogna che i soldi dei cittadini siano stati utilizzati per coprire i debiti dei Renzi».

Il 16 marzo 2009 la Chil della famiglia Renzi presenta tramite la Bcc di Pontassieve la domanda per un finanziamento a 84 mesi da 437mila euro. In quel momento Matteo Renzi è l'unico dirigente della Chil (in aspettativa), nonché presidente della Provincia che figura fra i soci di Fidi Toscana. Il 15 giugno 2009 Fidi Toscana accetta la richiesta della Chil e delibera la garanzia all'80% come azienda femminile: i soci sono la madre e le sorelle di Renzi. Il 13 luglio 2009 Lotti viene assunto da Renzi a Palazzo Vecchio come responsabile della segreteria del sindaco e il giorno dopo Marco Lotti, padre di Luca, firma il parere positivo al mutuo come «Gestore aziende» della filiale di Pontassieve della Bcc. Appena 15 giorni dopo aver ottenuto il mutuo, la madre e le sorelle di Renzi cedono al padre Tiziano tutte le quote. L'azienda cambia nome da Chil a Chil Post. Il 13 agosto 2009 si stipula il mutuo: per la Bcc di Pontassieve a firmare è Marco Lotti. Né la banca né Fidi si accorgono che l'azienda non è più femminile, nonostante la firma per la Chil Post sia di Tiziano. Il 14 ottobre 2010 Tiziano sposta la Chil Post a Genova: l'azienda cessa di essere toscana (ma continua a beneficiare degli aiuti per le aziende toscane). Il 7 febbraio 2013 la Chil Post fallisce.

In seguito alle interrogazioni di Fdi, il 30 settembre 2015 Fidi chiede alla sezione fallimentare del tribunale di Genova di potersi insinuare al passivo della Chil Post. Ma quei soldi non sono mai stati recuperati. I soliti magheggi dei Renzi negli affari e nella politica.

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