E i "non Nazareni" preparano l'agguato in Aula

Le opposizioni vogliono ribaltare la partita del Quirinale convergendo sul Professore per contarsi: ecco il piano della fronda Pd, fittiani, ex M5S e Sel

E i "non Nazareni" preparano l'agguato in Aula

Roma - Maggioranza alternativa, opposizione variabile, scenari smontabili. A opporsi al nuovo Partito del Nazareno che di fatto governerà l'Italia almeno fino allo start-up della nuova legge elettorale, c'è una galassia di partiti, formazioni e schegge impazzite che a elencarli c'è da perdere la testa. Comunisti, postcomunisti, postrenziani, prerenziani, bersaniani, leghisti, diversamente berlusconiani, antiscendiletto, grillini, ex grillini, centrini smarriti, mine vaganti, parlamentari che sono in disaccordo anche con le proprie idee. Gente che Renzi lo combatte da tempi non sospetti e gente che almeno finora ha convissuto con lui nello stesso partito. Gente insomma che non ha in comune nulla a parte l'opporsi all'asse Renzi-Berlusconi. E sappiamo bene come nella storia politica degli ultimi vent'anni il «contrismo» sia ideologia più vincente di tante altre.

Questa galassia scombinata, questa allegra combriccola senza capo ma con molte code, farà le prove tecniche dell'opposizione all'Italicum già nella Quirinaleide che partirà la prossima settimana, alle 15 del 29 gennaio. Un appuntamento fatidico, che Renzi (e anche Berlusconi) sperano piuttosto breve e che invece qualcuno vorrebbe allungare il più possibile non perché nutra qualche speranza di eleggere un presidente che non sia obliterato dalla Ditta, ma perché anche solo qualche passaggio a vuoto potrebbe condannare il governo Renzi e tutto il Partito del Nazareno.

Dunque facciamo qualche conto: i malpancisti democratici tra i grandi elettori, almeno a giudicare dall'assemblea di minoranza svoltasi mercoledì sera, sono circa 140, vale a dire un terzo della compagine. Ci sono poi 34 vendoliani di Sel, una trentina di fittiani di Forza Italia e una decina di centristi in quota Udc e Ncd a disagio nella morsa dei due grandi leader. Un totale di 214 grandi elettori (più i 20 ex M5S) che, almeno nelle prime votazioni, potrebbero accordarsi per scrivere sulla scheda il nome di Romano Prodi. Quello stesso Prodi che, nell'aprile 2013, fu impallinato quando aveva già gli scatoloni pronti per trasferirsi sul Colle dai 101 tiratori scelti interni al Pd tra i quali ci sarebbe stato anche lo stesso Renzi, almeno secondo la ricostruzione fatta ieri da Stefano Fassina di cui raccontiamo in questa pagina. Ciò che darebbe a questa manovra di disturbo un valore addirittura simbolico. C'è da dire che sul nome del Professore bolognese potrebbe convogliare anche qualche grillino d'osservanza o fuoriuscito, ciò che farebbe aumentare la massa critica dei prodiani per interesse, rendendo sempre più ficcante il contropiede. A quel punto sarebbe molto difficile per il Pd proporre al quarto turno un nome gradito al Cavaliere ma che verrebbe vissuto come avversario del Professore che è uno dei totem democratici. Una guerra fratricida che sarebbe una vera rogna per il premier, non c'è che dire.

Insomma, con il Carnevale degli Nn (i non nazareni) ci sarà da divertirsi. Anche perché su tanti temi, dall'immigrazione alla politica economica, le posizioni sono talmente distanti da essere inconciliabili.

L'unico fronte più o meno comune è quello dell'antieuropeismo, che in alcuno casi - come la Lega o il Movimento 5 Stelle - si colora di tinte quasi apocalittiche, con l'obiettivo dell'uscita dall'euro, e in altri casi è più che altro un'opposizione al pensiero unico della Merkel e delle banche.

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