E gli imam a Milano vogliono più spazi e meno controlli

MilanoAi musulmani milanesi non va bene neanche Giuliano Pisapia. Il Comune solo pochi giorni fa si è spinto fin dove non era mai arrivato. Per le associazioni islamiche però, il bando che assegna tre aree per la costruzione di moschee o altri edifici di culto non è sufficiente. E presenta «profili di illegittimità». Così la faccenda finirà davanti al Tar. L'annuncio proprio ieri: mentre a Parigi si consumava una delle peggiori stragi del fanatismo religioso, a Milano il coordinamento delle associazioni islamiche cittadine annunciava ai giornalisti l'ormai probabile impugnazione del bando, varato con gran difficoltà e ritardo dall'assessore pd Pierfrancesco Majorino nell'ultimo giorno dell'anno. Erano le 11 quando il coordinatore del Caim Davide Piccardo (ignaro di tutto, come tutti) ha iniziato a elencare una serie di osservazioni e punti «problematici», aprendo di fatto un braccio di ferro con gli uomini del sindaco (che per ora tengono duro). Molte le contestazioni: anche la possibile revoca delle strutture - nel caso in cui vengano accertati illeciti - «senza verificare il coinvolgimento di chi gestisce lo spazio e non garantendo così la funzione pubblica primaria del luogo di culto». Le tre aree poi sono considerate piccole (e poche) per le 52 associazioni aspiranti (islamiche, evangeliche e non solo). I musulmani, insomma, sognano una vera «euromoschea». La chiamano così. E chiedono al Comune un umiliante passo indietro: revocare il bando e pubblicarne uno nuovo. Non per questo, tuttavia, si dicono delusi dalla sinistra. Anzi, ammettono di aver trovato «porte aperte» a Palazzo Marino. E minimizzano i dissidi con la giunta di sinistra: «Un incidente di percorso».

Molti dei motivi di contestazione, in effetti, sono riconducibili alle modifiche chieste dall'opposizione e accordate da Palazzo Marino. Nel mirino in particolare i criteri - definiti «potenzialmente discriminatori» - che premiano gli enti di culto riconosciuti (e nessuna delle sigle iscritte all'Albo comunale lo è) o le associazioni che hanno sottoscritto la Carta dei Valori del governo (una sola l'ha fatto). L'opposizione alla fine in Consiglio ha votato comunque contro il documento - ed è stata la maggioranza a spaccarsi - e dopo i fatti di Parigi il centrodestra chiede a gran voce di fermare tutto. «L'occidente è sotto attacco - dice la coordinatrice di Forza Italia Mariastella Gelmini - non possiamo permettere che i milanesi corrano rischi». Un no senza se e senza ma arriva anche da Lega e Fratelli d'Italia. Dal canto loro i musulmani - anche davanti al consolato francese - manifestano «sgomento» e «sdegno» per la strage.

Ma fanno sapere di considerare «criminale» - parole di Piccardo «qualsiasi relazione tra i diritti dei cittadini musulmani e fatti di questo tipo». E aggiungono: «Le grida con cui gli assassini hanno voluto caratterizzare e “firmare” la loro aberrante impresa» non sono «altro che blasfemia e forse depistaggio».

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