Roma Fratelli d'Italia scende in piazza contro l'obbligo della fatturazione elettronica. Davanti a Montecitorio (alle 11) è in programma una manifestazione con Giorgia Meloni che chiama intorno a sé artigiani, professionisti e imprenditori contro un provvedimento «voluto dalla sinistra e avallato da questo governo». «Da Palazzo Chigi - spiega la Meloni al Giornale - hanno spiegato che per toglierla si dovrebbero trovare altri due miliardi. In pratica per pagare il reddito di cittadinanza con cui il Movimento Cinque stelle e Di Maio vogliono mantenere disoccupati i disoccupati, l'Italia rischia di veder chiudere o delocalizzare molte aziende che producono ricchezza e occupazione, nonché aumentare in maniera esponenziale il lavoro nero».
La leader di Fratelli d'Italia ricorda che la data del primo gennaio 2019, quando entrerà in vigore per tutti indistintamente l'obbligo della fatturazione elettronica, rischia di «passare alla storia come il millennium bug del nostro sistema produttivo, con l'Italia che potrebbe essere l'unica nazione europea a introdurre in maniera così repentina e violenta un simile obbligo. Con la manifestazione di questa mattina (e con una raccolta firme già avviata) Fratelli d'Italia torna a chiedere che la fatturazione elettronica diventi obbligatoria solo per prestazioni superiori a un importo di 10mila euro e che sia posticipata per le piccole imprese al 2022. «Si dà per scontato - spiega ancora la Meloni - che tutti abbiano un computer e che lo sappiano utilizzare, che tutti abbiano una connessione internet efficiente e che i sistemi previsti per la generazione della e-fattura siano privi di criticità».
D'altronde, ricorda la leader di Fratelli d'Italia, «la nostra realtà produttiva è fatta di tantissimi artigiani che ancora oggi non utilizzano il computer», di tantissime imprese che lavorano in zone depresse dal punto di vista digitale». «Lo Stato deve smetterla - ammonisce la Meloni -di caricare di oneri e burocrazia le nostre imprese: se si vuole combattere davvero l'evasione si cominci a perseguire la fuga di capitali verso i paradisi fiscali».
Per reperire risorse utili alla manovra economica la strada, insomma, non è di «infliggere l'ennesima mazzata alle imprese e far pagare il conto a chi fa girare l'economia: un governo del cambiamento troverebbe i due miliardi nella lotta agli sprechi della spesa pubblica».
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