Certe cose sono possibili solo ai francesi. Immaginate uno scrittore italiano di una certa fama che trascorra una settimana con un presidente del Consiglio in carica e ne pubblichi un'agiografia acritica e patinata, sarebbe immediatamente deriso. Ma anche negli Stati Uniti, tipo Tom Wolfe che scrive estasiato di un lungo incontro con Donald Trump elogiandone perfino l'acconciatura, chi lo prenderebbe più sul serio?
Invece Emmanuel Carrère, autore del tanto apprezzato Limonov, passa una settimana con Emmanuel Macron e ne esce un ritratto, pubblicato sul Guardian e da noi sul mensile IL del Sole 24ore, rispetto al quale era meno apologetico quello di Napoleone dipinto da Jacques-Louis David. Anzitutto «quest'uomo non suda». Proprio così, Macron non suda, ha una traspirazione immateriale, soprannaturale. Non è una metafora: sono nelle Antille francesi, devastate dall'uragano Irma, e «dopo una giornata tutti colano sudore, sono letteralmente fradici, con grandi cerchi sotto le ascelle, lui no». Neppure la camicia si ingrinzisce, «la sua camicia bianca con le maniche elegantemente arrotolate resta impeccabile, e tale resterà fino a tarda notte, quando tutti ci ritroveremo sfiniti, puzzolenti, stravolti e lui fresco come una rosa». Non suda, non puzza, non si sgualcisce, di certo non è umano. È il superuomo di Nietzsche. No, neppure, troppo poco: è il Superman che viene da Krypton.
Anche perché ha un sacco di altri superpoteri. Quando ti guarda, per esempio, «ti guarda negli occhi con il suo sguardo blu penetrante e non lo distoglie mai». Lui ti guarda con quello sguardo blu, e uno non capisce più niente. Un'unica donna, Lila, inveisce contro di lui, ma non sa con chi ha a che fare, mica è Renzi: Macron le prende la mano e il viso, e si divide in due. Proprio così, si divide letteralmente in due. «La metà destra ti dà l'idea che qualsiasi cosa lui faccia la faccia sempre al cospetto della Storia; la metà sinistra è cordiale e ottimista». Come faccia a dividersi così non si capisce, ma se non fosse impegnato in politica Netflix lo prenderebbe per la prossima stagione di The defenders.
Inoltre, «per cinque, dieci minuti, lui assorbe l'ira di Lila». È il nuovo Giucas Casella, ma qui non ci sono trucchi, dovrebbero studiarlo quelli del Cicap. Tant'è che «chi ha lasciato che Macron gli stringesse la mano è perduto per l'opposizione: voterà fatalmente per lui, è destinato a convertirsi al macronismo». Il macronismo, insomma, è una nuova religione, e Macron il messia. Ti stringe la mano, e la pensi come lui. Gesù Cristo faceva più fatica a trovare discepoli.
Non solo, ma Macron nei discorsi cita Hegel. E lo cita perché lo conosce davvero, mica sono cose imparaticce. E non solo Hegel. Tanto per dirne una, in Grecia va a pranzo con degli intellettuali e si comincia a parlare di poeti francesi, e «a ogni citazione, cominciava da dove si era interrotta e recitava i versi seguenti, senza sbagliare una parola. Baudelaire, Rimbaud, tutti a memoria: è difficile da credere che quest'uomo non ami davvero la poesia». Certo che ci crediamo, uno che non suda mai, che si divide in due, che ti dà la mano e voti subito per lui, che ti tocca e assorbe la rabbia, vuoi che non conosca tutte le poesie del mondo a memoria? Dovrebbe scrivere anche i commenti sui manuali scolastici di letteratura. Non per altro alla Fiera del libro di Francoforte «ha tenuto un discorso d'apertura brillante e pieno di guizzi». Peccato che qui Carrère non entri nello specifico, chissà che guizzi.
A dire il vero una volta si è sbagliato, in geografia, ha detto che la Guyana è un'isola. «Ma lui si è difeso dicendo che, certo, lo sa che la Guyana non è un'isola, ma che essendo incastrata tra l'Oceania e l'Amazzonia è una specie di isola, più un'isola che una non-isola». In Italia sarebbe stata presa per una supercazzola, pensate se Berlusconi avesse detto che la Sicilia è una penisola, perché quasi attaccata all'Italia, basta un ponte, ma rigirata così deve aver ragione Macron, bisogna cambiare anche gli atlanti geografici.
Non parliamo poi della vita privata, Macron ha una moglie di ventiquattro anni più vecchia di lui, non il contrario, e questo «vendica secoli di patriarcato». Deve averla scelto per questo: come faccio a vendicare secoli di patriarcato? Mi sposo una più vecchia. Invece no, non pensate male, «suo marito l'ama ogni giorno». Carrère li ha osservati bene, «i loro sguardi si cercano, si trovano. Spesso si prendono per mano. Sono straordinari da guardare, commoventi anche».
Io mi fido, me li immagino, e mi viene da piangere a pensarci, come vederli, come Via col vento, grazie all'imparziale, oggettivo reportage di Carrère. A questo punto ci vuole un libro, e sarà molto più bello di Limonov. Ho anche il titolo: Limonando (con Macron).www.massimilianoparente.it
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