E Salvini mette sul piatto il decalogo

Il segretario leghista minimizza e punta al programma: «Via la Fornero, meno tasse e meno Ue»

Jacopo Granzotto

Oltre che la pancetta Matteo Salvini ha dubbi, vacilla. E questa è una notizia. L'asse con Fratelli d'Italia (più quel che resta di An) e la rottura con il Cav sul fronte romano potrebbero costare cari. Ieri il leader leghista era a piazza san Carlo a Milano per lanciare le Comunali, il candidato Parisi e presentare la lista. Inutile dire che alla gente interessa sapere dell'antica alleanza con Forza Italia. Perché le partite di Roma e Milano sono solo l'anticipo del campionato che verrà. Salvini resta in tema: «Finché il Milan continua a fare pena io non faccio pace con nessuno, neanche con Berlusconi». Una battuta la sua da milanese (e milanista di più) che serve a sdrammatizzare. «Scherzi a parte - riprende il leader della Lega - non mi interessano granché i cambi d'umore, mi frega solo dei programmi. Chi sottoscrive il nostro progetto milanese, italiano, europeo ha bisogno di certezze. Dico Europa perché ultimamente Forza Italia sta seguendo un po' troppo la linea della Merkel che a noi non piace. Ma se non ci si mette d'accordo su tutti i punti l'alleanza può essere un problema».

Già, l'antica alleanza. Salvini parla di Alfio Marchini come di un abbaglio che potrebbe minare certezze politiche. «Ormai è fatta. Però alla fine Giorgia Meloni ce la farà». Tutto può essere. Nel frattempo in un'intervista rilasciata a Qn elenca i dieci punti necessari per la pace con Silvio. Tra questi l'abolizione della legge Fornero, una rivoluzione fiscale e burocratica e fiscale a vantaggio delle imprese, un rapporto diverso con l'Europa, «che non ci deve dare ordini sulla grandezza delle vongole». E poi regole sull'immigrazione, una Flat Tax al 15% «per tutti». Su questi punti secondo Salvini si può fondare «un progetto nuovo di centrodestra». Nel frattempo c'è Roma. Le ultime danno in recupero Marchini e in seria difficoltà quello che sembrava un sicuro uomo da ballottaggio come Giachetti. Il primo sondaggio post endorsment di Fi per Alfio Marchini lo firma l'istituto Piepoli e lo pubblica Affaritaliani.it. E i dati sorprendono. Il candidato «civico un po' meno civico» Marchini torna in corsa, piazzandosi terzo nella rilevazione a un'incollatura da Giorgia Meloni, data al secondo posto. A crollare è Roberto Giachetti che scende sotto il 20%, piazzandosi (addirittura) quarto. Virginia Raggi, candidata sindaco del M5S resta saldamente in testa alle intenzioni di voto con il 27,5%. Raggi in testa.

Ma severamente bacchettata su Twitter dalla verace Giorgia in visita elettorale ad Acilia: «La geniale soluzione della Raggi per portare legalità al Pigneto? Legalizzare la droga. Ora gli spacciatori sapranno chi votare».

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