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E la sinistra torna all'antico vizietto. Una patrimoniale per fare cassa

Emendamento in manovra di Leu e democratici: imposta progressiva sui beni oltre 500mila euro La giustificazione: "Colpirebbe soltanto i ricchi". Mulè (Fi): "Una rapina mascherata agli italiani"

E la sinistra torna all'antico vizietto. Una patrimoniale per fare cassa

Ci avevano già provato nel corso della prima ondata, quando Graziano Delrio (Pd) avanzò l'idea di un «contributo di solidarietà». Ora ci riprovano. Leu e Pd provano a rinverdire l'idea della «patrimoniale», inserendo un emendamento che ha proprio lo scopo di tassare, in maniera progressiva, i patrimoni della gran parte degli italiani. L'operazione si porterebbe dietro anche la cancellazione dell'Imu e dell'imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli. Imposte che sarebbero sostituite da una tassa progressiva «sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500mila euro, derivante dalla somma delle attività mobiliari e immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all'estero». Questo emendamento porta la firma di un gruppo di deputati tra cui Matteo Orfini del Pd e Nicola Fratoianni di Leu. La norma, se approvata, prevederebbe imposte progressive che partono dallo 0,2% «per una base imponibile di valore compreso tra 500mila euro e un milione di euro» per arrivare al 2% oltre i 50 milioni di euro. Per il 2021 è prevista un'aliquota del 3% per patrimoni superiori al miliardo di euro. A spiegare l'urgenza dell'emendamento ci pensa il senatore Francesco Laforgia (LeU). «Chiedere a qualche benestante un contributo di solidarietà per contrastare le disuguaglianze è il minimo che si debba fare in una fase così difficile per il Paese».

Su quel «qualche» all'opposizione hanno più di una riserva. Perché, dicono, si parte da una base imponibile che riguarda la gran parte dei contribuenti visto che tra reddito e casa di proprietà la platea sarebbe ampia e non si tratterebbe quindi dei soli «benestanti». «È più di una patrimoniale: è una rapina - tuona Giorgio Mulè, portavoce dei parlamentari di Forza Italia -. Ma il dna della sinistra quello è e quello rimane negli anni, anche se c'è chi tra le fila della maggioranza si affanna ad assegnarsi patenti di liberismo. Un dna che affonda le proprie caratteristiche genetiche nel colpire chi lavora e paga le tasse, chi con sacrifici ha lasciato ai propri figli una casa, chi possiede e quindi non merita i beni ottenuti con il sudore di tante rinunce. Lo avevamo già denunciato ad aprile scorso quando si era affacciata l'ipotesi del contributo di solidarietà che avevamo immediatamente etichettato come l'anticamera della patrimoniale. Ora ci riprovano in un momento come quello che stiamo vivendo per l'emergenza Covid». «Un'aliquota progressiva sui patrimoni è una follia - aggiunge Mulè -, che rischia di dare il colpo di grazia alla classe media. È proprio con interventi di questo tipo che si aumenta il divario sociale tra ricchi e poveri riducendo all'osso la capacità di acquisto degli italiani. Per Forza Italia la casa resta un bene sacro così come i conti correnti dei cittadini: la priorità dovrebbe essere quella di risarcire e programmare politiche di welfare attive».

Difficile pensare che su questo emendamento ci sarà il voto del centrodestra come sullo scostamento di bilancio. «LeU e Pd hanno ministri che si sono dimostrati inadeguati a gestire l'emergenza - avverte Marco Silvestroni (Fratelli d'Italia) - e vorrebbero rimediare con l'idea dalla patrimoniale, tanto cara ai diversamente democratici.

Non lo permetteremo».

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