E sotto elezioni rispunta la concertazione

Il premier al tavolo con Cgil, Cisl e Uil per non perdere consensi

E sotto elezioni rispunta la concertazione

Roma - «È un segnale timido ma chiaro di derottamazione», scherzava ieri un sindacalista. Matteo Renzi, il premier che ha abolito i noiosissimi e inconcludenti vertici con le «parti sociali» nella sala verde di Palazzo Chigi, l'alfiere della deintermediazione a tutti i costi, alla vigilia delle elezioni amministrative e del referendum-plebiscito ha accontentato i sindacati e si è riconvertito alla vecchia concertazione. Pratica nata negli anni Novanta che consisteva nel fare entrare le organizzazioni dei lavoratori nella stanza dei bottoni, in cambio dell'accettazione di sacrifici. Era caduta in disuso prima con Berlusconi, che con il ministro Maurizio Sacconi aveva preferito il «dialogo sociale»: confronto light e orientato alle decisioni.

Renzi ha fatto del rifiuto della concertazione un marchio di fabbrica. Vecchi riti da rifiutare e respingere. Meglio il rapporto diretto con gli elettori e con i lavoratori, le organizzazioni non servono. Era il rottamatore militante che a inizio incarico disse ai sindacati degli statali che stavano per scioperare di mandare una e-mail con le loro proposte. Quello che sfidò Susanna Camusso, leader della Cgil, a portare tre milioni di persone al Circo Massimo, come fece Cofferati con Berlusconi.

Ora la musica cambia. Sul capitolo più spinoso della prossima sessione di bilancio, una riforma delle pensioni destinata a fare arrabbiare l'Unione europea, Renzi ha deciso di richiamare i sindacati al tavolo. A convincerlo è stato il timore che il sindacato possa complicare i prossimi appuntamenti elettorali. Sia le Amministrative a Milano e Roma, sia il referendum sulle riforme, si giocheranno sul filo di pochi voti e avere contro realtà organizzate come i sindacati è un rischio.

Tentativo un po' disperato. Perché Renzi sa già di avere contro il sindacato che si rifa' più direttamente alla vecchia «Ditta» Pd e tutto ciò che sta ancora più a sinistra: la Cgil. Lo ha fatto capire ieri quando ha detto che la concertazione non è «una coperta di Linus della quale è impossibile fare a meno. Se c'è, siamo contenti: se possiamo coinvolgere e dialogare con le categorie, noi siamo qui».

Ma, ha precisato, «ci sono alcuni sindacati che hanno scelto di non lavorare con noi». Il riferimento è appunto alla Cgil. Se ci sarà concertazione, quindi, sarà solo con Cisl e Uil. Esattamente come successe al governo di Silvio Berlusconi.

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