Elezioni politiche 2022

Il Pd e la strategia della desistenza: a braccetto con gli odiati 5S per evitare il ko

De Luca in Campania ed Emiliano in Puglia temono e corteggiano Conte. E il segretario del Pd si adegua: "Noi manterremo il reddito di cittadinanza"

E al Sud s'inaugura la strategia della desistenza: a braccetto con gli odiati 5 Stelle per evitare il ko

È stata soprannominata la strategia della desistenza, ed è quella che da un paio di settimane stanno portando avanti i due governatori Pd del mezzogiorno: Vincenzo De Luca e Michele Emiliano.

I ras di Campania e Puglia hanno deciso di aderire all'appello rivolto loro dal segretario dem Enrico Letta, a un patto: noi non ci contiamo sul risultato del Pd, ma sulla somma con i 5 stelle.

Eppure Proprio De Luca ed Emiliano sono da tempo i principali bersagli del Pd sul territorio, entrambi osteggiati dai referenti locali poiché artefici di una amministrativa aperta, sia per la linea politica che per le nomine, a esponenti di qualunque provenienza, a scapito delle istanze e dei rappresentanti del partito. Non a caso sia in Campania che in Puglia il pd regionale era commissariato da Francesco Boccia. Il quale però anziché difendere i rappresentanti del partito, ha sostenuto e blindato il potere dei due governatori, aumentando il dissenso.

L'arrivo delle elezioni ha acuito la lotta interna scoppiata al momento della formazione delle liste. E se in Campania a rimanerne fuori è stato il sottosegretario Enzo Amendola, blindando il figlio del governatore Piero De Luca, in Puglia invece tutti i capilista dei listini bloccati sono stati imposti da Emiliano, a partire dal suo capo di gabinetto fino allo stesso Francesco Boccia. Non a caso proprio contro quest'ultimo si sono rivolte le invettive di Matteo Renzi ieri sul palco a Bari, quando ha chiesto scusa ai pugliesi per averlo candidato nel listino bloccato nel 2018. In realtà anche allora Matteo Renzi, come Letta oggi, decise di appaltare la Puglia interamente a Michele Emiliano, come De Luca unico che gestisce i pacchetti di voti nella sua regione.

La vittoria inaspettata dei 5 stelle però ruppe i piani a tutti. Da quel momento il voto clientelare del Mezzogiorno è stato obnubilato da una novità con la quale né la scarpa di Achille Lauro, né le assunzioni fatte da un palco in campagna elettorale, potevano più concorrere: il reddito di cittadinanza. Quello che con la tessera in mano rivendicano oggi gli elettori che accorrono a ringraziare Giuseppe Conte ai comizi. Per questo Letta nella sua tappa al sud ha cambiato il leitmotiv «vota Pd perché siamo gli unici che manterranno il reddito di cittadinanza». E per accontentare De Luca, fin qui sempre contrario al reddito di cittadinanza, una grande novità: il lavoro si, ma quello pubblico: 300 mila posti nella pubblica amministrazione.

Ma se il Pd si chiude nei teatri, Conte riempie le piazze. E allora da qui nasce la strategia della desistenza, agevolata dalle alleanze da tempo strette sul territorio, e che tali restano anche alla luce della rottura nazionale del campo largo. Emiliano lo ha detto chiaramente: o votate Pd o votate 5 stelle (ma lui si conta anche sul terzo polo, essendo i candidati pugliesi di Azione tutti suoi esponenti di maggioranza). Conte si è spinto oltre: «Qui l'alleanza resiste perché dobbiamo mantenere l'impegno preso con i cittadini». Eppure l'impegno alle elezioni regionali era di non allearsi con il Pd, essendosi candidati contro Emiliano.

Resta De Luca, che dalle invettive tipiche delle sue dirette in cui attaccava duramente Draghi, Speranza, il Pd e soprattutto i 5 stelle, ora sembra anestetizzato e invita i suoi a votare Di Maio all'uninominale di Fuorigrotta.

Mentre nei collegi dove sono indietro, chiedono ai dem di votare 5 stelle.

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