Laura Rio
Adesso ci sarà da ridere. Ieri la Camera ha approvato definitivamente la riforma della legge sull'editoria. Tra gli altri provvedimenti, anche quello che stabilisce sanzioni alla Rai se non abbassa il tetto massimo di stipendio dei suoi dipendenti a 240 mila euro. Il fatto è che, pochi giorni fa, lo stesso Cda della Rai aveva approvato un documento di autoregolamentazione che prevedeva quel tetto tranne alcune eccezioni. Per una decina di figure apicali sono stati previsti premi e bonus che portano la retribuzione oltre quella cifra fino a 50mila euro per i manager assunti a tempo indeterminato e fino al 30 per cento in più per quelli con un contratto a tempo determinato. In buona parte a godere di questi trattamenti di favore sarebbero i dirigenti e i giornalisti assunti da Campo Dall'Orto nell'ultimo anno che dovrebbero mantenere uno stipendio più alto in misura delle elevate responsabilità e del merito nonché della necessità di mantenere l'azienda sul mercato. E ora che succede? La legge non chiarisce se siano possibili deroghe come quelle previste dal Cda Rai, ma parla genericamente di «limite massimo retributivo di personale, collaboratori e amministratori» e aggiunge «tranne la presenza di tariffe specifiche diverse». Dunque i premi di produzione e i bonus sono inclusi o meno? Bisognerà aspettare i decreti attuativi per capirlo. Intanto nel prossimo consiglio, la Rai dovrà prendere atto delle decisioni del Parlamento: sono 41 i dirigenti a cui vanno ridimensionati gli stipendi. Il taglio più forte è quello che subirà il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto: da 650 a 240 mila euro.
I vari direttori e giornalisti arrivati in Rai negli ultimi mesi (da Daria Bignardi a Ilaria Dalla Tana a Carlo Verdelli per citare i più noti) si vedranno decurtare gli stipendi di 40, 50 o 60mila euro.Per i consigliere Rai Arturo Diaconale e Guelfo Guelfi la norma è demenziale e rischia di mettere in crisi l'azienda. Inoltre i due prevedono molti ricorsi al giudice del lavoro.
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