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Ecco come Conte cerca sponde in Vaticano

Il premier Giuseppe Conte si serve del suo capo di gabinetto, Alessandro Goracci, per mantenere vive le relazioni con il Vaticano e per cercare "i costruttori" che gli mancano per sostituire Renzi

Ecco come Conte cerca sponde in Vaticano

“Sopra di lui ci stanno sempre quei soliti poteri...”. L'uomo in questione è Alessandro Goracci, il 42enne capo di gabinetto del premier Giuseppe Conte che le fonti de ilGiornale.it confermano essere stato messo in quell'importante ruolo di potere perché vicino ad ambienti del Vaticano.

Proprio ieri il quotidiano La Stampa ha rivelato l'esistenza di un “network” che va dal noto Studio Alpa ai generali della Guardia di Finanza fino agli amici capo dei servizi segreti Gennaro Vecchione, passando per la Comunità di Sant'Egidio e il cerchio di prelati vicini al cardinal Gualtiero Bassetti. Il renziano Michele Anzaldi, che ieri ha annunciato un'interrogazione parlamentare sulle rivelazioni fatte da La Stampa, ha la convinzione che “l'avvocato del popolo' sta lì senza fare niente perché tutti i poteri forti che il M5S doveva rottamare si sono apparecchiati…". Tra questi poteri ci sarebbe, appunto, il Vaticano e l'anello di congiunzione tra Palazzo Chigi e l'Oltretevere sembra essere proprio il capo di gabinetto di Conte, figlio del compianto Carlo Goracci, vicesegretario generale della Camera dei deputati, all'epoca di Ugo Zampetti, oggi al Quirinale al fianco di Sergio Mattarella. Goracci jr, avvocato in diritto pubblico, dopo aver vinto il concorso da dirigente in Senato, è diventato ben breve un importante funzionario della Commissione Affari Costituzionali al tempo in cui era presieduta da Anna Finocchiaro. Lavorò anche per la commissione Banche, presieduta da Pier Ferdinando Casini, prima di essere notato da Giuseppe Conte col quale ha stretto un rapporto non solo professionale, ma anche personale.

“È lui che mantiene i rapporti in Vaticano, ma non funziona più purtroppo”, rivela la nostra fonte che aggiunge: “Ha cercato sostegno alla Cei per far capire che è necessario che Conte resti al suo posto, ma...”. Ecco, le difficoltà di convincere i senatori cattolici a entrare nel gruppo Maie-Italia23 e raggiungere quota 161 stanno proprio in quel “ma”. L'Udc continua a ripetere che voterà compattamente no al voto di fiducia a Conte. Se, poi, nelle prossime ore o nei prossimi giorni, qualche parlamentare sarà attratto dalle sirene contiane, al momento, non ci è dato saperlo. I numeri, per ora, dicono che le adesioni alla componente/gruppo Italia23 sono ferme a quattro. Forse è anche per questa difficoltà di trovare nuovi supporter per il premier Conte che, secondo quanto si sussurra nei corridoi del 'Palazzo', Goracci sarebbe un nemico di Rocco Casalino, ideatore del fantomatico gruppo dei “costruttori” che stenta a nascere. “Gli ha fatto la guerra perché, giustamente, crede che Casalino sia il vero guaio di Conte”, ci dicono le nostre fonti riferendosi a Goracci.

Palazzo Chigi, dal canto suo, ieri, ha ufficialmente smentito l'esistenza del “presunto 'network' che farebbe capo al Presidente del Consiglio al fine di ampliare la maggioranza e reclutare nuovi senatori”. E, in particolare, viene respinto ogni coinvolgimento dell'Intelligence.

Nessuna smentita però è arrivata dalla Cei su una presunta opera di convincimento che alcuni settori del mondo cattolico, da cui proviene anche Goracci, stia svolgendo per far rimanere in piedi Conte, ex allievo di Villa Nazareth.

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