Ecco la nuova Difesa secondo Crosetto

Il neo ministro della Difesa Guido Crosetto, in un'intervista, fissa già a grandi linee le nuove linee guida delle FFAA italiane

Ecco la nuova Difesa secondo Crosetto

A pochi giorni dal passaggio di consegne a Palazzo Baracchini, il nuovo ministro della Difesa, Guido Crosetto, ci dà un'anticipazione della sua visione strategica.

In una recente intervista a Libero, il ministro Crosetto ha affermato che si prevede di riaprire gli arruolamenti per rimpolpare le fila delle Forze Armate: “C'è stato, a causa evidentemente della nuova situazione internazionale, un ribaltamento dell'idea di riduzione dell'organico delle Forze Armate prevista dalla legge 244, e questo soprattutto perché si è prodotto un effetto di invecchiamento dell'organico stesso. Ora riapriremo all'arruolamento dei giovani e troveremo le giuste allocazioni per le grandi esperienze maturate all'interno. Come nelle migliori famiglie” ha affermato il neo ministro.

La legge 244, meglio nota come “legge Di Paola” dal nome dell'ex ministro della Difesa nel governo Monti, prevedeva una riduzione progressiva del personale ponendo come termine ultimo la fine del 2024 per un passaggio ad un Modello di Difesa composto da 150mila militari e 20mila civili, a fronte di quelle che, allora, erano 165mila presenze.

Il nuovo assetto geostrategico globale, determinato dal conflitto in Ucraina ma anche dalla presenza di nuove potenze globali all'interno della nostra sfera di interesse denominata Mediterraneo Allargato, impone una revisione della legge 244 in quanto diversi reparti delle tre Forze Armate (escludiamo i Carabinieri da questa considerazione pur essendo la quarta forza armata), risultano sotto organico.

Un ulteriore problema è rappresentato dall'anagrafe: il modello Difesa adottato sino a oggi non permette un avvicendamento regolare di nuove leve in servizio, e porta con sé un retaggio culturale secondo il quale il personale viene assunto in servizio permanente effettivo andando a ingrossare le fila di ruoli secondari. Chiariamo meglio questo concetto: Esercito, Marina e Aeronautica hanno bisogno di giovani che effettuano il loro servizio nell'arco di pochi anni per poi venire avvicendati, mentre oggi si tende ad assumere la maggioranza del personale nei ranghi permanenti, fattore che, col blocco dei concorsi, contribuisce all'invecchiamento delle nostre Forze Armate.

Un piano di “svecchiamento”, che prevedrebbe l'utilizzo di personale giovane, dovrebbe essere affiancato a un programma di reinserimento nella vita civile, garantendo così che il servizio armato possa diventare un percorso formativo in funzione della carriera civile di chi ha indossato le stellette. Parallelamente, le Forze Armate dovrebbero garantirsi la collaborazione continuativa a tempo indeterminato di quelle figure più necessarie per gli scenari bellici moderni: analisti, esperti di informatica ed elettronica, alcune figure nel campo ingegneristico ecc ecc.

Uno strumento essenziale da questo punto di vista, che va assolutamente rivisto e migliorato, è la riserva selezionata: l'attuale modello delle Forze di Completamento è inadeguato agli scenari moderni, e soprattutto non garantisce quel livello di preparazione che possa permettere un rapido reinserimento nei ranghi delle Forze Armate. La strada da intraprendere dovrebbe ricalcare quella di altre nazioni occidentali: il personale che volontariamente chiede di far parte della riserva dovrebbe subire una formazione continuativa nel corso degli anni, con campi di addestramento, stage, e corsi di formazione che possano dare un livello di preparazione adeguato al mutare degli scenari strategici.

Tornando alle parole del ministro Crosetto, attenzione è stata data anche agli scenari globali. Nell'intervista, infatti, il nuovo inquilino di Palazzo Baracchini ha affermato che “mi pare evidente che il vero conflitto nel medio e lungo termine sia tra la Cina e l'Occidente. Basta osservare i movimenti del Dragone, la sua posizione, per esempio sull'Africa in cui è in atto una colonizzazione, e il Mediterraneo. In più bisogna imparare a ragionare in globale, comprendere che ogni Stato oggi è interconnesso. L'Ucraina era una nazione semisconosciuta e ora la scopriamo perché i flussi dell'acciaio e del grano vengono da lì; figuriamoci la deflagrazione, se la guerra dovesse toccare i nostri rapporti con la Cina. Bisogna adottare delle forme di difesa, a partire dal dialogo”.

Non possiamo che convenire con quanto affermato dal ministro: la crisi con la Russia è del tutto secondaria nel contesto globale, sebbene le sue ripercussioni contingenti si facciano sentire in modo particolarmente accentuato, ma la vera sfida dei prossimi anni riguarderà i rapporti col Dragone.

Abbiamo già avuto modo di sottolineare come l'Europa sia particolarmente fragile dal punto di vista della sicurezza tecnologica: la maggior parte dei semiconduttori che usiamo per i nostri prodotti di uso comune o nell'industria, proviene dall'Estremo Oriente, e la chiusura dei porti cinesi per via della crisi pandemica ha messo in luce tutta la fragilità della catena di approvvigionamento di questi prodotti. Possiamo quindi immaginare cosa succedere se, in futuro, Pechino dovesse decidere di annettersi Taiwan (con le buone o con le cattive), da cui provengono più del 50% dei microchip che usiamo in Europa.

Il ministro Crosetto ha parlato di cominciare dal dialogo per trattare col gigante asiatico, ma per dialogare occorre avere un peso politico non indifferente, e l'Unione Europea, in questo momento, sebbene rappresenti un mercato da cui la Cina non può prescindere, ancora manca di totale coesione negli ambiti di politica estera e della Difesa.

You get more from people with a nice word and a gun, than with just a nice word, recita un proverbio anglosassone.

L'Ue, attualmente, ha al suo arco solo “nice word”, e il ministro sembra avere compreso che per avere peso politico occorre avere uno strumento militare europeo forte e coeso. Nell'intervista ha infatti detto che “in un convegno sulla Difesa comune, si è parlato delle necessità di mettere insieme 27 organizzazioni militari diverse”. Una necessità assolutamente stringente, dati i tempi.

Da sottolineare anche l'intenzione di avere un'agenda condivisa con Parigi per quanto riguarda il Fronte Sud dell'Alleanza Atlantica: dal dialogo con il ministro della Difesa francese, ci informa Crosetto, è emersa la priorità di mettere in sicurezza il Mediterraneo con una visione strategica comune, anche se ovviamente in questo periodo lo sguardo, per via della guerra, è volto al fronte orientale. L'Italia, proiettata nel Mediterraneo, ha infatti in quel mare in fulcro della sua politica di sicurezza, e condivide con la Francia il fronte nord-africano da cui provengono minacce legate al terrorismo, all'immigrazione, e alla penetrazione di Russia e Cina in quel continente che è strettamente legato alla nostra sorte.

È comunque presto per parlare di indirizzi strategici, non ancora individuati dalla

nuova amministrazione di Palazzo Baracchini, ma possiamo dire che c'è sicuramente continuità di idee con quella precedente, rappresentata dall'ex ministro Lorenzo Guerini, e questo rappresenta un ottimo segnale per il futuro.

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