Politica estera

Ecco la pace secondo Pechino. Navi e jet, Taiwan accerchiata

La risposta di Xi alla visita in Usa della presidente Tsai. Esercitazione senza precedenti, "occupati" cielo e mare

Ecco la pace secondo Pechino. Navi e jet, Taiwan accerchiata

Fuzhou, provincia del Fujian, si trova a poche miglia dalle isole Matsu controllate da Taiwan, atolli che sono anche vicini alla costa cinese e rivendicati da Xi. Lì un numero spropositato di navi da guerra cinesi sta conducendo, per la seconda volta in otto mesi, un'esercitazione militare senza precedenti, con l'obiettivo di mostrare i muscoli, non solo a Taiwan.

Ben settantuno aerei militari cinesi hanno attraversato ieri la linea mediana dello stretto di Taiwan mentre la Cina ha iniziato le esercitazioni intorno all'isola come reazione scomposta all'incontro in California del presidente Tsai Ing-wen con il portavoce della Camera americana, Kevin McCarthy, circostanza che Pechino ha definito «severo avvertimento» rivolgendosi al governo dell'isola. Già lo scorso agosto la Cina aveva messo in atto la stessa reazione all'indomani del viaggio sull'isola del predecessore di McCarthy, Nancy Pelosi. In questi tre giorni l'esercitazione denominata «United Sharp Sword» proverà un vero e proprio accerchiamento di Taiwan, come ammesso ufficialmente dall'Eastern Theatre Command dell'Esercito popolare di liberazione. Immediatamente si è levata la protesta della presidente taiwanese, Tsai Ing-wen, che si è detto pronta a lavorare con «gli Stati Uniti e altri paesi che la pensano allo stesso modo di fronte al continuo espansionismo autoritario».

Ma il governo di Xi non mostra di voler fare marcia indietro e invia aerei e navi al largo delle coste settentrionali, meridionali e orientali dell'isola affermando che le operazioni sono necessarie «per salvaguardare la sovranità nazionale e l'integrità territoriale della Cina». Nello specifico, sono impiegati gli ultimi ritrovati, come razzi a lungo raggio, cacciatorpedinieri navali, navi missilistiche, caccia dell'aeronautica militare, bombardieri. In mare anche la portaerei Shandong, che da giorni sta navigando nelle acque a sud di Taiwan. Complessivamente ieri erano state conteggiate nove navi da guerra e 71 aerei militari. 24 ore prima una stima del ministero della difesa taiwanese aveva osservato che i passaggi aerei giornalieri nella zona di identificazione della difesa aerea sudoccidentale di Taiwan erano stati i più alti in un solo giorno dall'inizio di quest'anno. Per questa ragione le accuse rivolte dall'isola al Partito Comunista Cinese sono quelle di aver «deliberatamente creato tensioni nello Stretto di Taiwan». Il governo cinese continua a difendersi asserendo che «Taiwan è una parte inseparabile della Cina», infiammando così la tensione internazionale con Washington: in questo modo Xi, appena rieletto per il terzo mandato consecutivo, spinge sul tasto egemonico del suo governo sia al fine di soddisfare il suo pubblico interno che di avere una ulteriore clava decisionale dinanzi al suo avversario a stelle e strisce.

Ma non c'è evidentemente solo l'incontro californiano dietro la portentosa esercitazione cinese, bensì anche i riflessi geopolitici del vertice sull'Ucraina di Pechino tra il presidente francese Emmanuel Macron, il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente Xi Jinping. Nel mezzo anche la tensione parallela nel Golfo, che si somma alle intemperanze di Pechino, a cui gli Usa rispondono inviando il sottomarino nucleare USS Florida in Medio Oriente per «aiutare a garantire la sicurezza e la stabilità marittima regionale», tra le crescenti tensioni con l'Iran.

Mai gli Stati Uniti rivelano le posizioni dei loro sottomarini mentre sono in mare.

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