Politica

Ecco perché il centrodestra ha perso ai ballottaggi

Il centrodestra ha perso i ballottaggi. Le divisioni interne e l'astensionismo le cause principali della sconfitta

Ecco perché il centrodestra ha perso ai ballottaggi

I numeri non possono essere confutati. E i numeri dicono che il centrodestra ha vinto le elezioni comunali. Nei capoluoghi di regione ha, infatti, ottenuto tre sindaci, mentre il centrosinistra soltanto uno. Nei capoluoghi di provincia, invece, lo scarto è diverso: tredici a dieci (tre sono andati a liste civiche). Quello che questi numeri, però, non dicono è che i ballottaggi si sono dimostrati ancora una volta un incubo per la coalizione del centrodestra. La sconfitta più cocente è senza dubbio quella di Verona, dove il centrosinistra aveva vinto la prima e unica volta nel 2002, ma di sicuro non è stata l'unica. Le cause vanno ricercate sicuramente nell'astensionismo, ma anche nelle liti interne che hanno fatto saltare gli apparentamenti favorendo così il centrosinistra.

Le liti interne alla coalizione

A Verona il centrodestra paga le divisioni interne e l'indisponibilità del sindaco uscente di FdI, Federico Sboarina, di stipulare un accordo di apparentamento con l'ex sindaco Flavio Tosi che al primo turno aveva ottenuto il 23% con il sostegno di Forza Italia e Italia Viva. L'altra sconfitta bruciante si registra a Catanzaro, il capoluogo della Calabria che negli ultimi vent'anni era stata governata quasi ininterrotamente dal forzista Sergio Abramo. Qui, due settimane fa, era in netto vantaggio il candidato di centrodestra Valerio Donato, ma anche in questo caso non si è riusciti a stringere l'accordo per l'apparentamento con FdI che al primo turno aveva presentato la deputata Wanda Ferro. In Emilia Romagna era data quasi per scontata la vittoria del centrosinistra a Parma, altra città dove il centrodestra, al primo turno, si era presentato diviso. Anche in questo caso, FdI aveva preferito la corsa in solitaria piuttosto che sostenere l'ex sindaco Pietro Vignali, candidato di Forza Italia e Lega. Tre città e tre sconfitte targate Fratelli d'Italia che, in due casi su tre, non ha consentito al centrodestra di presentarsi unito al primo turno, mentre a Verona Giorgia Meloni ha commesso l'errore di non imporre a Sboarina di mettere da parte le antipatie personali e stringere un patto con Flavio Tosi.

L'astensionismo

Le altre sconfitte, come quella di Monza, Alessandria e di Piacenza (-10% di affluenza), mettono in evidenza come l'astensionismo ai ballottaggi penalizzi sempre il centrodestra. Le vittorie a Barletta, Frosinone e Gorizia sono una magra consolazione, mentre Lucca rappresenta l'unica bella sorpresa per il centrodestra. A Como e Viterbo due candidati civici hanno sconfitto gli sfidanti del Pd grazie ai voti degli elettori di centrodestra, ma certamente non sono vittorie che i leader nazionali non potranno certamente intestarsi. Serve una riflessione all'interno del centrodestra che deve mettere da parte i personalismi. Il dualismo tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini deve lasciare spazio a una piattaforma programmatica che unisca i vari leader e soprattutto gli elettori perché tra un anno si vota per le Politiche. Ma non solo. In autunno si voterà per le Regionali in Sicilia dove non è stato ancora deciso se ricandidare il presidente uscente Nello Musumeci, mentre dopo qualche mese andranno al voto anche la Lombardia e il Lazio. E, anche in questi ultimi due casi, non è chiaro chi sarà il candidato presidente e il rischio di commettere gli stessi errori per le comunali di Roma e Milano è molto alto.

Serve una scossa.

Commenti