Ecco perché è difficile stampare e distribuire tutti gli euro che servono

La Bce non può "fornire" moneta ai cittadini, servono gli eurobond che Berlino non vuole

Ecco perché è difficile stampare e distribuire tutti gli euro che servono

«Supponiamo adesso che un giorno un elicottero sorvoli questa comunità e lanci mille dollari dal cielo, che, ovviamente, verrebbero frettolosamente raccolti dai membri della comunità». Correva il 1969 quando Milton Friedman coniò l'immagine dell'helicopter money. L'idea lanciata da uno dei più importanti economisti del '900 era una provocazione dedicata al dibattito tra monetaristi e keynesiani; tra chi sostiene il primato della moneta e chi invece quello delle politiche fiscali. Ma, messe queste polemiche da parte, perché la teoria dell'helicopter money non potrebbe diventare realtà? E quando se non ora?

L'idea è stata rielaborata recentemente da molti economisti come risposta al fallimento delle politiche della Bce rispetto alla crescita dell'economia e dei prezzi. Il «whatever it takes» di Mario Draghi del 2012 e il successivo «quantitative easing», partito nel 2015 con 60 miliardi di acquisiti di titoli pubblici al mese e oggi calato a 20, non hanno generato l'aumento atteso dell'inflazione nell'eurozona. Questa montagna di moneta non è stata sufficientemente trasmessa all'economia, cioè alle imprese e alle famiglie. Ecco allora che è nata l'idea dell'elicottero: ne hanno accennato tanti banchieri centrali (ex della Fed del Texas, della Banca del Canada, della Banca centrale svizzera), fino a quando sul Financial Times si è letta l'ipotesi di un programma della Bce di 36 mesi che preveda un bonifico di 200 euro mensili a ogni cittadino dell'eurozona. Un'operazione stimata intorno ai mille miliardi di euro: una cifra ben inferiore a quanto fin qui speso per il «QE». E allora perché l'operazione elicottero rimane nel limbo dei testi universitari? Perché non è così che si crea la moneta.

La distribuzione di euro al sistema avviene attraverso la creazione di nuova moneta tipicamente attraverso l'acquisto di attività finanziarie. La nuova moneta entra in circolo e attraverso le banche si trasferisce a imprese e famiglie, a costi (i tassi) inferiori. È il lavoro del QE per l'appunto. Ed è sempre stato così: quando esisteva ancora la lira, Bankitalia regolava la quantità di moneta come oggi fa la Bce (anche agendo sul tasso d'interesse).

C'è però un punto preciso che impedisce all'elicottero di alzarsi in volo. Ed è che per distribuire 200 euro a testa agli europei la Bce dovrebbe segnare sul suo bilancio una passività che andrebbe coperta con un pari ammontare di debito: dovrebbe poter emettere un bond. Un eurobond. Si tratterebbe, in definitiva, di uno strumento fiscale che non è previsto nell'Eurozona. E che, tutte le volte che è stato proposto, è sempre stato bocciato. In primis dai tadeschi. Inoltre servirebbe un ministro delle Finanze unico con poteri in questo senso. Il che, come noto, non è. Ecco perché, anche nel tempo del Covid-19, non è così semplice «stampare moneta».

Non bisogna poi dimenticare che

anche quei 200 euro caduti dall'alto «funzionano» solo se entrano in circolo, come investimenti o come consumi. E si è visto, con i famigerati 80 euro di Renzi, che non sempre avviene così. E questa è un'altra storia ancora.

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