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Ecco la strategia segreta per ingannare l'Europa e truccare i conti pubblici

Con questi titoli il governo spera di scomputare il debito per poi chiedere e ottenere maggiore flessibilità dalla Ue

Ecco la strategia segreta per ingannare l'Europa e truccare i conti pubblici

Roma - In attesa che martedì prossimo il ministro dell'Economia Giovanni Tria illustri in Senato la posizione del governo in merito a un'eventuale procedura di sanzionamento della commissione Ue nei confronti dell'Italia per disavanzo eccessivo, impazza il toto-recupero su flessibilità e spinta espansiva.

Lo scenario attuale delinea una stagnazione evidente con investimenti in calo, consumi deboli e prospettive precarie. Al contempo la vessazione dei tecnocrati di Bruxelles certo non aiuterà il Belpaese a invertire la rotta. Il come uscirne però ci sarebbe e il condizionale è quanto mai doveroso visto che il titolare del Mef ha già espresso il proprio diniego all'ipotesi di emissione di minibot.

Questa tipologia di titoli, senza scadenza, senza interesse e quindi senza indicizzazione alcuna e, a circolazione esclusivamente nazionale, sarebbero una delle trovate dell'esecutivo a trazione leghista per pareggiare i conti con l'Europa, accaparrarsi un punto di sforamento e arrivare al 3 per cento mantenendo però, ufficialmente, il rapporto deficit/Pil al 2 netto. Vale a dire che l'Italia in questa maniera potrebbe riguadagnare quella flessibilità concessa dai parametri di Maastricht a tutti i paesi a debito modesto e produrre una tangibile dose di ottimismo assieme a un'endovena di fiducia nei confronti delle aziende, in quanto accompagnata da liquidità. Già, questo è il punto sostanziale. La moneta fiscale riporterebbe l'Italia a pari flessibilità con gli altri grandi d'Europa e avrebbe il merito di sanare dapprima i debiti tra Stato e creditori, che siano imprese o privati cittadini, al contempo quello di garantire crediti futuri, agganciati a investimenti proficui, nei confronti del fisco.

Un esempio per chiarire è doveroso. Se un imprenditore riceve dallo Stato i minibot a onore di un debito pregresso potrà ridare all'erario quella stessa quantità l'anno successivo in quanto saranno rimborsati e rimborsabili nel corrispettivo in tasse. Vale a dire che chi riceve 10 mila euro in minibot dopo 1 anno avrà diritto ad uno sconto sulle tasse di 10 mila euro. Una sorta di «pagherò» coperto e garantito che non alimenterà, secondo i promotori vicini al Carroccio alcun incremento inflattivo: entrano ed escono senza troppi passaggi di mano. Ed è per questo che la Lega sta avanzando la proposta sui tavoli economici.

Ma le sorprese non si limitano ai «pagherò». Allo studio ci sarebbe anche la possibilità, seppure sia presto per dirlo con certezza, che i minibot possano essere sottoposti a un tasso di cambio secondo il valore nominale stabilito a monte: una moneta parallela a circolazione interna esattamente alla pari di altri Paesi Ue che hanno la propria valuta e al contempo utilizzano anche l'Euro.

Un esempio al quale i leghisti guardano è l'Ungheria dove il fiorino vale un terzo dell'euro: gli ungheresi con la propria valuta stanno avviando poderosi investimenti e nuove infrastrutture tant'è che la disoccupazione è scesa sotto il 3,5%. Sarebbe un sogno nel cassetto per l'Italia. E se dalle parti del governo il fermento sembra essere tutto interno all'entourage di Salvini in realtà c'è pure chi azzarda prove di dialogo sul tema minibot con gli alleati Cinquestelle alzando il tiro sui Ccf, i certificati di credito fiscale.

Nessuna stravaganza a detta di chi sa bene come stanno le cose. Il primo a tirare fuori un anno e mezzo fa questi titoli di sconto fiscale fu proprio Beppe Grillo.

Curioso che i suoi adepti non se lo ricordino e fingano dinanzi alla proposta leghista di storcere il naso e fare orecchie da mercante.

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