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Ecco tutti i "tagliagole" di casa nostra

Sotto controllo mille tra luoghi di culto, centri e ritrovi islamici. Soltanto in Lombardia sono 160. Ecco la fotografia del fenomeno

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Due terroristi suicidi di Parigi potrebbero essere passati per il Nord Italia, lo scorso ottobre, per raggiungere la capitale francese spacciandosi per profughi siriani. L'Italia è soprattutto un terreno di passaggio, raccolta fondi, reclutamento e organizzazione logistica per la galassia della guerra santa. Non a caso l'antiterrorismo tiene sotto controllo un migliaio di luoghi di culto, ritrovo, centri ed associazioni islamiche in tutto il paese sospettati di presenze jihadiste. Solo in Lombardia vengono monitorati 160 posti a rischio di infiltrazioni terroristiche compresi scantinati, garage o appartamenti dove gruppi di musulmani si ritrovano a pregare. E altri 120 sono sotto controllo in Veneto.«Gli ultimi passaggi di jihadisti o sospetti di collegamenti con il terrorismo sul nostro territorio dimostrano come l'Italia sia un punto di transito fondamentale per chi vuole compiere attentati in Europa» dichiara a il Giornale, Giovanni Giacalone, analista del radicalismo islamico. Due dei kamikaze di Parigi sono arrivati con lo stesso barcone di migranti dalla Turchia alla Grecia il 3 ottobre. Poi sono proseguiti con passaporti siriani veri, ma generalità false, lungo la rotta balcanica.

L'ultima segnalazione individua uno dei due in Croazia. Poi si perdono le tracce. Il sospetto degli investigatori, ma non ci sono ancora riscontri, è che siano passati per il nord Italia, la via più breve, per raggiungere il loro obiettivo a Parigi. Una mappa dei focolai jihadisti in Italia inizia con il quartiere romano di Centocelle, dove sono stati segnalati scontri fra giovani pro Califfato e anziani musulmani contrari. Jacopo Ben Salem, 24 anni, padre tunisino e madre italiana, che in tv aveva giustificato la strage di Charlie Hebdo è stato arrestato nella zona della moschea di Centocelle.L'ultimo dei 62 estremisti islamici espulsi dall'Italia, il 26 novembre, è un marocchino di Milano. Il giorno prima la stessa sorte era toccata ad un tunisino residente a Vimercate, Kamel Ben Hamida, che sosteneva: «Odio l'Italia e aspiro al martirio». Il personaggio aveva frequentato il centro islamico di viale Jenner, che negli anni ricorre in diverse indagini sul terrorismo. La retata dei carabinieri del 13 novembre, che ha portato all'arresto di sette sospetti jihadisti, ha preso spunto da mullah Krekar. Un noto predicatore jihadista rifugiato in Nord Europa, che ha avuto rapporti con viale Jenner.La mappa delle cellule continua con Merano dove sono stati beccati alcuni degli arrestati dell'Arma. Fra questi il kosovaro Eldin Hozda, che lo scorso anno è stato inviato in Siria dalla rete di mullah Krekar. I nostri servizi lo monitoravano e sapevano che era stato radicalizzato dall'imam Sead Bajraktar, che vive in provincia di Siena dove ha fondato un centro islamico a Monteroni d'Arbia. Secondo l'intelligence torna spesso in Kosovo «per rilanciare il proprio impegno ideologico militante e partecipare ad attività addestrative di tipo militare».Altri tasselli della mappa riguardano un sodale di Bajraktar, il bosniaco Bilal Bosnic, condannato il 5 novembre a Sarajevo a 7 anni di carcere per aver reclutato mujiaheddin da spedire in Siria anche in Italia. Bosnic ha «predicato» a Bergamo, Motta Baluffi, in provincia di Cremona e Pordenone, tutti centri islamici sotto osservazione. Dalla zona di Belluno sono partiti per la Siria il bosniaco Ismar Mesinovic, poi ucciso in battaglia e il macedone Munifer Karamaleski. Lo sloveno, Rok Zavbi, veterano del Califfato, li ha addestrati nelle Dolomiti.

A Renate, vicino a Monza, Costa Masnaga, in provincia di Lecco, Cinisello Balsamo e nella moschea di Como ha predicato il kosovaro Idriz Idrizovic. Oggi è riparato in Germania, ma secondo il maggiore Fatos Makolli, dell'antiterrorismo di Pristina, è uno «degli imam che propugnano un Islam radicale e fanno il lavaggio del cervello ai giovani».Il 2 ottobre, da Schio, in provincia di Vicenza, è stato espulso, il tunisino Sofiane Mezzereg.

Ai bambini islamici insegnava che «la musica è peccato» aizzandoli all'ostilità contro il mondo occidentale e a compiere «gesti eclatanti» da grandi. «I focolai più recenti sono quasi tutti in provincia, piuttosto che nelle grandi città - fa notare Giacalone - Un terreno più fertile per la propaganda jihadista soprattutto fra i musulmani meno integrati».

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