Ecco il vero volto dell'ente in mano ai 5s: multa da 32 euro per un errore di 2 centesimi

L'assurda richiesta dell'Istituto al titolare di un'azienda colpito dal Covid

Ecco il vero volto dell'ente in mano ai 5s: multa da 32 euro per un errore di 2 centesimi

Tra scambi di identità, ritardi atavici nell'erogazione della cassa integrazione, blackout informatici, l'Inps, non ne azzecca una. Quando invece forte della propria autorità esattoriale pretende rapide competenze contributive allora sì che viene fuori il volto umano dell'istituto. Si fa per dire, infatti non mancano i paradossi. Un'azienda artigiana di quarantennale esperienza, situata nel Cremonese, ha ricevuto una cartella esattoriale per fare fronte a un errore di 0,02 euro nel contributo dovuto. La sanzione amministrativa di ritardato pagamento su 0,02 euro ammonta a 31,18: totale da saldare 31,20 euro. Vale a dire che il povero contribuente peraltro contagiato insieme al fratello dal Covid 19, e con il quale gestisce l'impresa dopo che hanno perso il padre nei primi mesi dell'emergenza pandemica per lo stesso motivo, si è visto recapitare la ridicola ammenda. La motivazione di Inps è stata che «gli importi dichiarati non corrispondevano a quanto calcolato dalle procedure di controllo in applicazioni alla disposizioni vigenti». Applicazioni e disposizioni che andrebbero certo levigate e misurate contando che tra elaborazioni dati, invio raccomandata e aggiornamento pratica i costi per la collettività ammonterebbero a un centinaio di euro per recuperare soltanto 2 centesimi.

Già, ma c'è l'ammenda che invece porta su il dovuto. Ben il 5,5 % per 29 giorni di ritardato pagamento. Ma anche in questo caso si dovrebbe risolvere tutto con un semplice nulla a pretendere da parte dell'istituto guidato da Pasquale Tridico e avere la compiacenza di valutare le travi e non le pagliuzze. Ma tant'è. L'Inps non solo esige la somma contestata entro un mese dall'invio della nota di rettifica ma intima addirittura all'azienda contribuente di avere in mano un titolo esecutivo che verrà consegnato direttamente dall'agente riscossore. Al contempo però è pronta a sottostare anche a un eventuale ricorso amministrativo cui dovrà fare fronte con tanto di studio legale. Un altro eventuale costo per la collettività. Il problema tuttavia è stato risolto: l'impresa di Cremona ha pagato la penale per ritardato pagamento e la differenza contributiva calcolata. Da adesso in poi comunque, sia quell'azienda sia tutte le altre imprese che si sono ritrovate o si ritroveranno in condizioni similari, saranno sottoposte a continue e capillari ispezioni sotto l'egida dell'apposito software per la verifica delle denunce retributive e contributive mensili UniEmens. Oltre al fatto che il sistema si riserverà anche di eseguire ulteriori verifiche e successivi controlli sull'intero periodo già preso in esame. Linearità gestionale e capacità logico deduttiva vorrebbero che si arrivasse a definire i termini di un provvedimento legislativo per il quale, qualora i costi di riscossione superassero di gran lunga quelli di cassa, si potrebbe arrivare a una sorta di patteggiamento d'intenti: far pagare l'ammenda successivamente con un'unica soluzione contributiva. Troppo semplice però.

A oggi, in definitiva, la rilevanza sociale dei servizi offerti da Inps e la capacità di risposta non è stata ancora adeguata al bisogno di assistenza da parte dei cittadini. Altro che semplificazione e comunicazione adeguata.

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