Cronache

Ecografia alla prostata? Almeno un anno

Tempi d'attesa infiniti per gli esami in ospedale. Ma a pagamento il posto c'è

Ecografia alla prostata? Almeno un anno

Roma Sebbene il servizio sanitario pubblico sia considerato uno tra gli indicatori di civilizzazione più eloquenti negli ultimi anni, sulle prestazioni assistenziali sono stati scaricati debiti, nuove forme di tassazione e tagli indiscriminati. E ci risiamo. Altro che incrementi per 4 miliardi da dedicare nel triennio corrente al fondo sanitario di riparto come auspicava la ministra della Salute, Giulia Grillo, per rinsaldare la posizione della sua già traballante poltrona. Macché. L'eccedenza incrementale è di fatto congelata, il superticket sulle prescrizioni sanitarie verrà mantenuto e non si esclude che verranno inserite ulteriori balzelli soprattutto in quei territori sottoposti a piano di rientro dal deficit, a blocco del turnover e sotto la lente d'ingrandimento del Mef.

Stiamo parlando di mezz'Italia: Abruzzo, Campania, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia. Differentemente le regioni del Nord mantengono conti in ordine e offerte concorrenziali. Ma tant'è. Con questi presupposti l'offerta sanitaria pubblica purtroppo non potrà che subire un inevitabile arretramento: interventi prefissati dallo specialista, esami diagnostici programmabili e prevenzione.

A oggi, le liste di prenotazione costringono i pazienti - quando gli dice bene - a attese di almeno 120 o 140 giorni (così per ecografia mammaria e addominale, ecocolordoppler, mammografia e risonanza magnetica). E fanno il paio con le agende chiuse dove, le strutture sanitarie, non hanno appuntamenti disponibili. Malgrado questa metodica sia di fatto vietata per legge e punibile con una sanzione amministrativa è diventata negli ultimi anni prassi: il cittadino utente e contribuente mette mano al portafogli e paga la prestazione per intero presso una struttura privata o con un ticket maggiorato presso lo stesso ospedale pubblico usufruendo del regime di intramoenia.

Concetto che viene confermato anche dalla stessa Fimmg (Federazione medici di medicina generale che ammette: «Prevenzione e screening si fanno oculatamente solo pagando di tasca propria». Nella Capitale per esemplificare presso l'Asl 1, la più grande d'Europa, è impossibile prenotare una mammografia presso l'ospedale Santo Spirito o il Nuovo Regina Margherita: le agende sono chiuse. In intramoenia però con 150 euro ce la caviamo in 3 giorni. Malgrado questo handicap gestionale ci sarebbero voci che vorrebbero vedere chiusa addirittura la Breast Unit di Palazzo Baleani, un'eccellenza dell'intero centro Italia. L'ecografia prostatica, in tutta la Capitale, vanta 12 mesi di attesa. La mammografia con tomosintesi, per contrastare il tumore al seno, nel Lazio si fa solo a pagamento. In Campania si aspettano 180 giorni per una visita senologica. Così per diverse ecografie e almeno 200 giorni per una risonanza magnetica. Scendendo giù per lo Stivale il discorso peggiora. In Puglia i tempi d'attesa sono fuori controllo anche per esami urgenti: 63 giorni per una colonscopia, 45 per una mammografia e oltre 45 giorni per una Tac total body.

Le liste d'attesa rientrano nella normalità solo passando il Rubicone: nelle regioni del nord Italia l'offerta sanitaria funziona e va di pari passo con l'esiguo deficit e una metodica di ripiano del debito che riesce a pareggiare le spese.

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