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Effetto Berlusconi. Primo sì del governo alla riforma garantista: cancellato il reato di abuso di ufficio

Se non ora, quando? La sensazione di chi ha lavorato alla riforma della giustizia è che stavolta ci siano tutte le condizioni per approvare il primo pacchetto di misure su abuso d'ufficio

Effetto Berlusconi. Primo sì del governo alla riforma garantista: cancellato il reato di abuso di ufficio

Se non ora, quando? La sensazione di chi ha lavorato alla riforma della giustizia è che stavolta ci siano tutte le condizioni per approvare il primo pacchetto di misure su abuso d'ufficio, intercettazioni, informazione di garanzia e inappellabilità con delle modifiche che sarebbero piaciute a Silvio Berlusconi. «È una coincidenza che il primo passo per una riforma radicale di una giustizia garantista che lui auspicava avvenga dopo la sua dolorosa scomparsa, e me ne rammarico. Sia un tributo per la sua battaglia», fa capire il ministro della Giustizia Carlo Nordio ai microfoni di SkyTg24. «Le regole cambiano, i principi no - spiega al Giornale il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, senatore di Forza Italia - vogliamo rimettere al centro la presunzione di non colpevolezza rispetto a un processo Procura-centrico, evitando l'effetto deflagrante sulla reputazione dell'imputato fuori dalla fase processuale». E i principi sono presunzione di non colpevolezza, riservatezza e diritto all'informazione, che non significa diritto di sputtanamento. Vediamo che cosa potrebbe cambiare quando le riforme dovessero essere approvate, verosimilmente da qui alla fine dell'anno, visto che una parte dell'opposizione (pezzi di Pd, +Europa e Azione-Iv) concordano su buona parte delle modifiche.

Abuso d'ufficio. Sparisce il reato più evanescente e magmatico che tanti guai ha creato per la sua sostanziale impalpabilità. Sinistra e Cinque stelle sbraitano perché l'abuso è considerato il «reato spia» per la corruzione e dunque l'abolizione - è quello che teme la senatrice leghista Giulia Buongiorno, scettica sull'abrogazione - «costringerà» i pm ad arrangiarsi contestando altri reati, magari più gravi. La gioia per l'abolizione espressa dai sindaci Pd, da Beppe Sala a Matteo Ricci, smentisce clamorosamente i comprensibili distinguo di Elly Schlein, ma fa rumore la posizione a danno dei suoi stessi colleghi del presidente Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, schiacciato su posizioni conservative («Non abbiamo mai chiesto l'impunità, un sindaco che sbaglia deve pagare anche più di altri»), con uno strappo interno ai dem che sembra definitivamente insanabile.

Stop alle intercettazioni. Basta con quelle a pioggia. Solo quelle utilizzate nel dibattimento - perché il giudice ritiene siano attinenti ai fatti e connesse al reato - potranno finire sui giornali. Ci sarà il divieto di fare i nomi o mettere le generalità nei provvedimenti. La motivazione è duplice: tutelare i diritti dei terzi non coinvolti nel processo, salvo che non sia indispensabile per rappresentare i fatti, ed evitare il Far West senza regole, il voyeurismo delle Procure che eccita cronisti antimafia e giornalisti copia-incolla che già protestano per una legge bavaglio. È stata solo rimandata la stretta sui trojan, il cui utilizzo più avanti potrebbe nuovamente essere limitato solo a mafia e terrorismo (non più ai reati contro la pubblica amministrazione).

Informazione di garanzia. Dovrà contenere una breve descrizione del reato contestato e ne sarà vietata la pubblicazione, non più una astrusa elencazione di luoghi, date e codici. La nuova formulazione ha una sua coerenza con le misure del pacchetto, perché riprende i canoni garantisti del processo penale previsti dall'articolo 114, comma secondo.

Misure cautelari e collegialità. A decidere sulle misure cautelari in carcere sarà un collegio di gip. Non per reati gravi come violenza sessuale, femminicidio, droga o mafia e solo se non sussiste il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove. In questi casi il giudice, prima di emettere il provvedimento restrittivo, deve sentire le ragioni dell'indagato. Il vulnus della limitazione alla libertà non può essere compresso rispetto al legittimo diritto di indagare.

Inappellabilità. Il limite sull'inappellabilità rispetto alla sentenza della Corte costituzionale del 2007 che ne aveva bocciato la «generalità» dovrebbe essere superato, restringendo il campo ai soli reati che non passano da un'udienza preliminare. «L'obiettivo - spiegano gli esperti - è riequilibrare lato Procura ciò che la difesa ha perso con la riforma firmata dall'ex Guardasigilli Marta Cartabia».

Nuovo Csm e separazione delle carriere. Il prossimo step sarà la riforma costituzionale su Csm e separazione delle carriere. «L'idea che un processo senza condanna sia inutile è sbagliata, il processo serve ad accertare la verità e le responsabilità. Ma perché questo accada serve un giudice veramente terzo», spiega uno degli autori della riforma, che ricorda la Costituzione. All'articolo 104 si dice che la magistratura è autonoma e indipendente, poi si dice che il giudice deve essere terzo e imparziale. Dunque, la separazione delle carriere è già nella Carta. La terzietà non è del pm ma dell'arbitro, come già sancisce una cultura della giurisdizione rispettosa della Costituzione». La senzazione è che bisognerà ripensare il Csm con una complessiva ristrutturazione costituzionale. Un passo alla volta, però.

Prima bisogna rimettere le garanzie al centro del processo.

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