Effetto-dazi, giro di vite sugli investitori cinesi nelle aziende strategiche

Meloni vuole limitare le ingerenze di Pechino in gruppi come Pirelli, Cdp Reti e Ansaldo

Effetto-dazi, giro di vite sugli investitori cinesi nelle aziende strategiche
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Scrivere la parola fine alla partecipazione italiana alla nuova Via della Seta che tanto aveva entusiasmato l'ex premier Giuseppe Conte. Il governo di Giorgia Meloni sta valutando un piano per ridurre il peso degli investitori cinesi nelle aziende italiane considerate strategiche, con l'obiettivo di proteggere asset sensibili ed evitare frizioni con Washington. È quanto ha riferito Bloomberg secondo cui l'operazione riguarderebbe gruppi privati e spa pubbliche, tra cui Pirelli, Cdp Reti e Ansaldo Energia. La strategia si inserisce in un contesto di crescente rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina. L'esecutivo punta a riequilibrare le presenze azionarie nei settori chiave di energia, trasporti, tecnologia e finanza, privilegiando l'alleanza con Washington e cercando di prevenire eventuali ritorsioni commerciali, come nuovi dazi. Il ministero degli Esteri di Pechino ha replicato che la cooperazione economica tra Italia e Cina è "reciprocamente vantaggiosa" e non dovrebbe essere ostacolata da terzi, esortando Roma a mantenere un "ambiente imprenditoriale equo e non discriminatorio" e salvaguardi i "legittimi diritti e interessi" delle imprese cinesi.

Pirelli è il dossier più delicato. Sinochem International, controllata dallo Stato cinese, detiene il 37% del capitale del produttore di pneumatici e fornitore della Formula 1. L'alleanza iniziale, siglata nel 2015, vedeva come socio ChemChina, società di Stato ma indipendente nella gestione dell'investimento dalle agenzie del Partito comunista cinese a differenza di Sinochem, il socio subentrato nel 2021 a seguito di una fusione. Di quest'ultimo sono infatti già emersi in passato tentativi di ingerenze nella gestione e nella governance del gruppo della Bicocca, le cui tecnologie sono state riconosciute strategiche dal governo con l'intervento del decreto Golden Power nel 2023. Washington ha già avvertito che la proprietà cinese potrebbe comportare restrizioni alla vendita sul mercato Usa degli pneumatici dotati di sensori Cyber Tyre, in linea con le norme americane contro software e hardware di aziende controllate da Pechino.

Il governo italiano con il Golden Power ha protetto le tecnologie sensibili e cercato di ridurre l'influenza di Sinochem, imponendo misure a tutela dell'indipendenza del management. Nell'aprile scorso il cda di Pirelli ha inoltre declassato lo status di Sinochem, dichiarando che non sussiste nessun controllo effettivo sulla Bicocca in base agli standard contabili Ifrs 10. Una mossa cui il socio di Pechino ha replicato votando sempre contro le delibere in consiglio di amministrazione, bilancio incluso. Secondo Bloomberg, inoltre, Roma starebbe valutando ulteriori opzioni per spingere i cinesi a ridurre o cedere la quota. Per Sinochem, comunque, la partecipazione nella Bicocca è un investimento di lungo termine.

Tra i target del piano anche Cdp Reti, controllore di quote di Terna, Snam e Italgas, dove la State Grid Corporation of China possiede il 35% con due rappresentanti in consiglio d'amministrazione. Nel mirino pure Ansaldo Energia: sebbene Shanghai Electric abbia ridotto la propria partecipazione dallo storico 40% a uno 0,5%, la sola presenza cinese basta a escludere la società da alcune gare negli Stati Uniti. In totale sono circa 700 le aziende italiane con partecipazioni cinesi, ma il governo concentra la sua attenzione sulle grandi realtà strategiche.

Sul fronte globale, infatti, la Cina continua a interessarsi di infrastrutture critiche. Il gigante delle spedizioni Cosco punta a entrare nella cordata guidata dalla Msc di Gianluigi Aponte per l'acquisto di 43 porti dal gruppo di Hong Kong Ck Hutchison. L'operazione, da 23 miliardi di dollari, è tuttavia ferma.

In ogni caso, la strategia italiana nei confronti di Pechino riflette un problema più ampio: l'Europa, che dopo la crisi finanziaria del 2008 aveva accolto con favore gli investimenti cinesi, oggi cerca di ridurre i rischi.

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