Effetto-Orietta, è fuga dei vip dall'"endorsement"

Dopo le polemiche sul caso Berti-Di Maio, niente dichiarazioni di voto di personaggi noti

Effetto-Orietta, è fuga dei vip dall'"endorsement"

Finché la barca va, lasciala andare. Finché la barca va, tu non votare. O almeno non dire per chi.

È la tendenza di queste elezioni fatidiche di fine inverno 2018 che più inverno non si può. Il vip non si impegna, non si sbilancia, fa lo gnorri. Pochi, pochissimi hanno fatto la loro dichiarazione di voto. L'endorsement non si usa più. E la colpa in fondo è tutta di Orietta Berti, la cugina Orietta (come la definì uno special televisivo degli anni Settanta), nel frattempo diventata zia.

La Berti, che da qualche tempo è ospite fissa del salotto televisivo politicamente irreprensibile di Fabio Fazio, tutto comici-che-fanno-poco-ridere, cantanti-che-non-cantano e atleti-che-vincono-medaglie-olimpiche, qualche tempo fa se ne uscì con una dichiarazione di amore per i Cinque Stelle: «Voglio dare il voto al mio amico Grillo. Le promesse vanno mantenute», disse a una trasmissione di Radio 1. Poi flirtò pesantemente con il candidato premier del movimento, Luigi Di Maio: «Io l'ho visto di persona, ha dei bellissimi lineamenti e delle belle mani, poi l'abbronzatura non ne parliamo. E poi non è basso». Io, Giggino e le rose.

L'uscita di zia Orietta non fu delle più eleganti, anche per le argomentazioni assai poco popperiane. Però la reazione del Pd, che probabilmente pensava di annettere le tagliatelle della Berti in quota progressista, fu esagerata. Sergio Boccadutri, deputato dem e componente della commissione vigilanza Rai, giunse a presentare un esposto sulla materia. «È opportuno - disse - che l'Agcom valuti se non siamo di fronte a una chiara violazione della legge, come sembrerebbe, se non sia il caso di comminare delle sanzioni e in che modo possano essere sanata la questione nei confronti delle altre forze politiche». E ancora: «Sarebbe opportuno anche valutare se Orietta Berti, dopo il suo coming out, possa continuare a ricoprire il ruolo di ospite fisso nella trasmissione di Fabio Fazio».

È finita così che cantanti, attori, sportivi si sono guardati bene dall'esprimere qualsiasi tipo di indicazione di voto. Chi ha voglia di mettere a rischio la comparsata in tv per amore di Renzi o Salvini? Qualche sito ha pubblicato liste di nomi e appartenenze politiche ma sono basate soprattutto su indizi o vecchie frasi. Si immagina, ad esempio, che l'attore Claudio Santamaria, già in quota pentastellata, sia traghettato scheda e matita al Pd, partito per cui è candidata la bella giornalista Francesca Barra, da lui sposata qualche mese fa a Las Vegas. Così come probabilmente la cantante Fiorella Mannoia sarà tornata turandosi il naso a sinistra, dopo un amore per i Cinque stelle finito bruscamente con il rifiuto di questi ultimi di approvare lo «ius soli».

Quanto a Rosario Fiorello, uno che dopo il boom sanremese qualche voto lo sposterebbe, la sua cifra recente è l'assoluta equidistanza: «A casa Fiorello il gatto è del Pd, il cane del centrodestra e la tartaruga dei Cinque Stelle», ha detto di recente, raccontandosi come fece con il direttore generale della Rai Mario Orfeo, che a Sanremo, quando il conduttore siciliano invitò il pubblico a manifestare il proprio voto avrebbe «alzato la mano tre volte».

E pensare che appena quindici mesi fa, alla vigilia del referendum renziani del 4 dicembre 2016 i personaggi noti ci misero la faccia abbondantemente. E molti la persero pure. Evidentemente non l'hanno ancora ritrovata.

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