Effetto SuperMario, politica in vacanza

Rovistare invano le agenzie in cerca di una minima notizia, spremere lo smartphone a caccia delle chat di Palazzo per cogliere qualche spunto di giornata

Effetto SuperMario, politica in vacanza

Rovistare invano le agenzie in cerca di una minima notizia, spremere lo smartphone a caccia delle chat di Palazzo per cogliere qualche spunto di giornata. Ma finalmente è arrivata Pasqua e la politica si è potuta fermare per una breve pausa di riflessione. Una tacita tregua, non scritta da nessuno ma osservata da tutti, una sorta di spontaneismo avallato dal nuovo clima politico meno incline a smargiassate sui social e quell'«h24» da nevrosi che ha segnato la legislatura fino all'arrivo di Draghi.

È il primo stop collettivo all'indigestione di suggestioni o pseudo notizie confezionate nei giorni festivi per occupare la ribalta e non farsi dimenticare dall'opinione pubblica. Ci voleva una sobria moratoria, oltretutto coincidente con la celebrazione della Pasqua di resurrezione, mai come quest'anno avvertita in tutto il suo potente significato simbolico per chi crede.

L'estate del 2019 aveva stravolto le vacanze agostane in un'arena sanguinosa dove macellare il governo giallo-verde tra i decibel del «Papeete» per passare in pochi giorni dalle infradito ai completi blu a tre pezzi da sfoggiare al giuramento dei ministri. Lo scorso Natale è stato stravolto dai tamburi di guerra che annunciavano le ultime settimane a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte. Dal 24 dicembre alla Befana ogni giornata era stata scandita da svolte e controsvolte, segnali di fumo e coltellate chirurgiche, illusioni di «Conte Ter» e incontri riservati per fornire a Mario Draghi il contesto necessario a ottenere il suo sofferto sì. Mesi e mesi in cui la politica non ha mai fatto vacanza. Addirittura lo scorso settembre, a ombrelloni ancora aperti, si è votato in sette Regioni in un vortice da campagna elettorale. Dichiarazioni, attacchi, polemiche e tutto l'armamentario del caso nonostante la pandemia.

Poi l'arrivo di Draghi, a capo di un governo a-social, ha riportato il clima a una dimensione meno isterica ed esasperata. Pasqua e Pasquetta si sono delineate senza l'assillo del tweet di troppo, del post provocatorio scritto solo per scaldare gli animi qualche oretta. Praticamente introvabili le esibizioni domestiche dei politici che ci hanno risparmiato foto di tavolate o altri scatti perdibilissimi.

Forse non sarebbe andata così se non fossero state rinviate le elezioni amministrative dalla primavera all'autunno. I grandi partiti non sanno ancora chi candidare nelle i metropoli. A sinistra va definito l'asse Pd-M5s. I grillini devono sempre partire con Conte e non partono mai. Il governo dalla maggioranza più blindata della storia non corre il rischio di imboscate letali.

Pertanto non servono più conferenze stampa notturne per creare pathos o veline fatte trapelare un minuto prima dei tg per causare sconquassi politici. I professionisti della politica hanno il fiuto per sintonizzarsi sugli umori dell'opinione pubblica. E a larghissima maggioranza, con voto segreto, hanno varato una sorprendente tregua pasquale.

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