Elezioni Regionali 2020

Election day, è scontro totale. E le Regioni scrivono al Colle

È scontro sulla data delle elezioni regionali e comunali. Il governo punta a far votare il 20 settembre. Ma i governatori non ci stanno. E chiedono un intervento del Colle

Election day, è scontro totale. E le Regioni scrivono al Colle

Adesso è scontro totale. La data delle elezioni regionali e comunali mettono ancora una volta il governo giallorosso in un angolo. E ora si ritrova in uno scontro violentissimo con le Regioni che si preparano al voto.

La mediazione del governo

Inizialmente l'esecutivo sembrava orientato verso la data del 13 settembre, ma poi si è visto costretti scartarla per i mal di pancia che sono montati in seno alla stessa maggioranza giallorossa. Da qui la scelta di mediare e di provare a fissare la data delle elezioni il 20 settembre. "È l'unica mediazione possibile", fanno sapere dall'esecutivo. "Nessuna volontà di andare allo strappo - assicurano fonti governative all'agenzia Agi - ma resta pienamente in campo l'ipotesi dell'election day il 20 e 21 settembre, con eventuali ballottaggi da svolgersi domenica 4 ottobre". Date che, come sottolineano appunto all'interno dell'esecutivo giallorosso, sono "frutto di una difficile mediazione all'interno della maggioranza che non è il caso di rimettere in discussione". E infatti, come spiega il sottosegretario all'Interno, Achille Variati, che ha seguito per il governo l'esame in commissione Affari costituzionali della Camera del decreto Elezioni, che è già stato licenziato e ora attende l'esame dell'Aula di domani, "in politica finché non si decide c'è il dialogo", ma non si posso "fare promesse ulteriori". Sulla scorta di questo ultimatum, però, le Regioni sono già pronte ad alzare le barricate. Tanto che non solo hanno già rinnovato la richiesta di un incontro urgente con Conte, ma hanno addirittura chiamato in campo il Quirinale.

Le Regioni scrivono a Mattarella

I governatori uscenti non sono d'accordo sulla data del 20 settembre. "Riteniamo inopportuna la fissazione di una data che pregiudichi la riapertura delle scuole", scrivono in una lettera inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i presidenti di Veneto, Liguria, Marche, Campania e Puglia. Delle regioni che sono chiamate al voto manca soltanto la firma della Toscana. "La durata certa degli organi legislativi - scrivono i cinque presidenti - è un principio fondamentale dello Stato democratico tant'è che la Costituzione stessa prevede tempi certi per la ricostituzione delle Camere e divieto di proroga delle stesse se non in caso di guerra".

Nella lettera inviata al capo dello Stato, i governatori constatano, infine, che la decisione del governo, "che può essere giustificata soltanto da ragioni sanitarie ed emergenziali", rischia di assumere "i contorni di una decisione politica" che è "basata sulla convenienza di parte, che non può giustificare la compressione dell'autonomia legislativa regionale e del diritto di voto degli elettori". Da qui l'appello a Mattarella, quale garante della Costituzione, per chiedere un intervento a tutela della collaborazione tra gli organi della Repubblica. "Rimetta al centro l'interesse pubblico alla tutela della salute e il principio democratico sul quale la Repubblica si fonda".

Il braccio di ferro

All'interno del governo, però, non sembra esserci spazio per il dialogo. "Le regioni, se vogliono, possono autonomamente scegliere di votare a partire da domenica 6 settembre", fanno sapere fonti qualificate di maggioranza, dopo la lettera dei governatori. "A causa dell'emergenza Covid, in un periodo in cui c'erano 450 morti al giorno - affermano le stesse fonti - il Governo varò un decreto legge per evitare elezioni fino a luglio. Il Comitato tecnico scientifico le considera 'un azzardo'. Le norme in vigore consentono comunque alle regioni di scegliere autonomamente una data, a partire da domenica 6 settembre.

Il relativo provvedimento regionale andrebbe preso entro il 18 luglio - concludono le stesse fonti - i candidati andrebbero presentati entro il 7-8 agosto e poi ci sarebbe la campagna elettorale".

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