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Elisabetta e Filippo, l'amore oltre la monarchia

Un legame che è durato 80 anni, più forte dei ruoli, delle rinunce e dei nemici

Elisabetta e Filippo, l'amore oltre la monarchia

Questa notte la regina avrà un po' più freddo. Troppo, perché questa è la solitudine che non passa e ti resta addosso per tutti i giorni che ti restano da vivere. Non ci pensi più. Non li conti più. Il resto diventa improvvisamente marginale, perfino il dovere, il segno di una vita. Tutto adesso viene dopo: la Gran Bretagna, quel che resta dell'impero, la corona, figli, nipoti, luci e ombre di una storia che ha attraversato questo e l'altro secolo. Non c'è più un centro. Per Elisabetta quel centro era lui: Filippo. Lo disse il giorno in cui festeggiarono le nozze d'oro. Era il 20 novembre 1997. «Filippo è stato la mia forza e la mia stabilità». C'è una moneta da cinque sterline che racconta questo amore. Il loro profilo che quasi si sovrappone, il volto di lei in primo piano che prende forza da quello di lui. Da allora sono passati quasi ventiquattro anni e lui è stato sempre lì, un passo indietro rispetto alla regina, ma al centro, al cuore, di Elisabetta.

È un amore che è sopravvissuto alla corona. Filippo e Elisabetta sono stati più forti della posizione in cui il destino li ha messi. Non è stato per nulla facile, perché si fa una fatica pazzesca a sopravvivere ai ruoli. Diana e Carlo, solo per fare un esempio, non ci sono riusciti. Non avevano alcuna possibilità. Mancavano gran parte degli ingredienti: la voglia di stare insieme, il sapersi perdonare, la complicità, la tenerezza, la forza, le rinunce, il sorriso strappato quando avresti solo voglia di incenerire l'altro e soprattutto l'amore. L'unica cosa che avevano era la ragion di Stato e da tempo non basta. L'amore insegna a sopportarsi. Filippo lo sapeva bene: «La lezione più importante che abbiamo imparato è che la tolleranza è l'unico ingrediente essenziale in ogni matrimonio felice».

Prima c'è la magia. È l'estate del 1939. Elisabetta ha 13 anni. La famiglia reale va a visitare Dartmouth, dove c'è la base della Britannia Royal Naval College. Re Giorgio, con la moglie e le due figlie. Tra i cadetti c'è il diciottenne principe di Grecia. È il nipote di lord Mountbatten, il viceré dell'India. Elisabetta lo vede ed è colpo di fulmine. Tutto comincia da lì, in mezzo c'è la guerra. Si pensano, si scrivono, aspettano di incontrarsi di nuovo. Bisogna aspettare il 1946. Mountbatten ci spera. Re Giorgio non è molto convinto. Filippo non è il pretendente migliore per la futura regina. Non è questione di sangue blu, ma di peso della corona. È il figlio di un principe in esilio e le tre sorelle sono accusate di aver simpatizzato con il nazismo. Ragioni di Stato, appunto. Non sarebbe meglio una casata meno compromessa? No, Elisabetta non vuole nessun altro. Non è ancora abituata a fare sacrifici. Il padre e Churchill si rassegnano. Si sposeranno a Westminster un anno dopo. Solo che Filippo deve rinunciare a tutto ciò che ha a che fare con la sua famiglia. Niente titoli, niente Grecia, niente Danimarca, niente fede Ortodossa, abbraccia la chiesa Anglicana e diventa cittadino britannico. Sarà Filippo d'Edimburgo e si inginocchierà davanti alla futura Elisabetta II. Ci sono giorni in cui dovrà fare i conti con il ruolo pubblico di marito in secondo piano. Alla fine, con gli anni, riuscirà a riderci su. In fondo ha anticipato la storia. «Mia moglie ha un buon posto, abbastanza sicuro, ma così noioso ». L'unica cosa che chiederà a Elisabetta è di poter dare ai figli anche il suo cognome: Mountbatten-Windsor. Ci sono stati tradimenti e perdoni: sussurrati, nascosti, tenuti da parte. Tutto questo con gli anni li ha resi più veri. Quasi una coppia in cui riconoscersi. C'è una scena che racconta tutto. È il 1956. Elisabetta e Filippo sono in Australia e durante un fine settimana si rifugiano in montagna. Non stanno da soli.

Le televisioni li aspettano davanti al cottage e riprendono lui che esce dalla porta seguito da una scarpa e una racchetta da tennis lanciate dalla moglie.

Elisabetta il giorno dopo dirà ai giornalisti, arrossendo: «Succede in ogni matrimonio».

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