Cosa succede alle presidenziali francesi? Che il campo dei candidati sembri un campo di battaglia è normale in questa fase della campagna elettorale (il primo turno del voto si terrà in aprile), ma qui c'è qualcosa di diverso e di peggiore: sta diventando difficile trovare un candidato al quale non sia stata appiccicata addosso l'etichetta di corrotto o di ladro.
Tutto comincia con lo scoop di Le Canard Enchainé sugli stipendi poco limpidamente incassati per anni dai familiari del trionfatore delle primarie del centrodestra. François Fillon era avviato secondo sondaggi unanimi a una facile vittoria al secondo turno contro Marine Le Pen, ma da allora il suo indice di gradimento è calato a livelli tali da indicarlo invece come sconfitto già al primo. Fillon non intende mollare e sta giocando con energia le sue carte per restare in corsa, ma è chiaramente azzoppato e nel suo stesso partito si ragiona su se e come rimpiazzarlo.
A trarre evidente vantaggio dalle inattese disgrazie di Fillon è stato il candidato del movimento europeista e antipopulista «En Marche!», l'ex ministro socialista Emmanuel Macron. Sondaggi aggiornati lo vedono al posto di Fillon a fare a pezzi al secondo turno le ambizioni della solita Le Pen. Ma anche qui arriva la sorpresina: spunta l'ineffabile Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks che si è dimenticato di aver promesso a Barack Obama di consegnarsi alla giustizia americana, ma che si è improvvisamente ricordato di disporre di «dati interessanti» sulla vita privata di Macron. Roba pesante, non casualmente affidata a un'intervista a un giornale russo (già, perché a Mosca Emmanuel Macron non piace affatto: non solo promuove un rafforzamento dell'Europa unita, non solo attacca a testa bassa la candidata filo-Putin del Front National, ma osa prendersela proprio con Putin in persona definendolo capo di un regime autoritario). Sull'Izvestia escono quindi anticipazioni su future «rivelazioni» su Macron, «provenienti dalla corrispondenza personale di Hillary Clinton». Non bastasse ciò, il deputato repubblicano della destra filorussa Nicolas Dhuicq racconta (sempre a un media russo, stavolta il sito in lingua inglese Sputnik) di una presunta doppia vita di Macron, sposato con una donna molto più anziana ma accusato di vicinanza alla «facoltosa lobby gay» francese (è amico del noto uomo d'affari omosessuale Pierre Bergé). E anche della sua convinzione che Macron possa essere un agente americano che fa gli interessi delle banche (è un ex banchiere della Rothschild).
Anche la signora Le Pen ha i suoi guai, di origine più verificabile dei veleni gettati addosso al suo rivale. L'Ufficio europeo antifrode (Olaf) l'ha denunciata per aver intascato 340mila euro di denaro pubblico che erano destinati ai suoi assistenti parlamentari a Strasburgo. La candidata dell'Fn, coerente con il suo ruolo antieuropeista militante, rifiuta di restituirli e ha rilanciato denunciando l'Olaf parlando di «persecuzione degli eurocrati».
Intanto il Parlamento europeo ha avviato un parziale recupero del credito dimezzandole lo stipendio e pignorandole il fondo rimborsi: fanno circa 6mila euro al mese, campa cavallo.Perfino Nicolas Sarkozy, ormai fuori dei giochi, ha i suoi guai: è stato rinviato a giudizio per la vecchia storia dei fondi illegali usati per la sua campagna elettorale di cinque anni fa.
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