Guerra in Israele

Elly in piazza, "prima" all'insegna dell'ansia

Il Pd torna a manifestare dopo anni, terrorizzato dal possibile "hackeraggio" dei pro-Palestina

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Domani debutta la «piazza di Elly», e al Nazareno sale l'ansia.

Non tanto per la partecipazione: Piazza del Popolo non è difficile da riempire, e ci saranno un grande palco e tanti gazebo (incluso uno «spazio attrezzato per le bambine e i bambini») a fare volume. No: a preoccupare è il rischio di «hackeraggio», come lo definisce un dirigente romano: «Basta un gruppetto di esagitati con la kefiah, qualche slogan sopra le righe o una bandiera israeliana strappata, e titoli e telecamere saranno solo su quello». Per questo la segretaria Schlein, quando ha scelto di puntare tutto sulla questione più sentita del momento e chiamare a raccolta sulla «pace», è stata perentoria: «Saranno consentite solo le bandiere del Pd e quelle arcobaleno». E per questo la priorità del capo dell'Organizzazione Igor Taruffi è stata quella di ricostituire, almeno provvisoriamente, quel mitico «servizio d'ordine» che era la gloria del Pci (coi portuali di Livorno in prima fila a menar le mani) ma che non esiste più. Con un aiutino della Cgil, che ancora ce l'ha e che avrebbe garantito una ventina di professionisti del ramo, che aiuteranno i «ragazzi e le ragazze» del Pd a governare la piazza. Dal palco parleranno un medico, uno scrittore, una sindacalista, un immigrato. E poi il presidente Pd Stefano Bonaccini e infine lei, Elly.

Lo sforzo organizzativo per evitare un flop è stato immane: «175 pullman, 7 treni speciali, 150 volontari», elencano gli schleiniani. Un impegno costoso, in termini economici ma anche di capillare lavoro di mobilitazione, perchè da settimane i segnali non erano entusiasmanti, e la parola d'ordine «difesa della sanità pubblica» non pareva in grado di smuovere le masse.

Così, negli ultimi dieci giorni, si sono frettolosamente affastellati tutti i temi dello scibile politico per richiamare l'attenzione: dalla manovra alla difesa della Costituzione contro la «svolta autoritaria» al salario minimo fino all'accordo con l'Albania. Per poi optare per «la pace». Ma proprio la posizione sin qui equilibrata del Pd (dura condanna per Hamas, diritto di difesa per Israele ma anche richiamo alla tutela dei civili di Gaza) rischia di attirare la contestazione da sinistra.

Pochi giorni fa Schlein ha fatto irritare non pochi nel gruppo dirigente, e in particolare i suoi predecessori alla segreteria: «Sapete quanti anni è che il Pd non organizza una manifestazione nazionale? Dieci!», ha detto in un'intervista, aggiungendo che questo dimostra come «in questi anni si è un po' smarrita l'identità di questo partito», e che è dunque per questo che «ci siamo candidati alle primarie (pluralis maiestatis, ndr) per ricostruirla». La mitologica «piazza» come crogiuolo in cui si forgia l'identità di un partito, dunque. «Forse non si ricorda che abbiamo avuto tre anni di pandemia, altro che manifestazioni nazionali», ha commentato con alcuni colleghi l'ex leader Nicola Zingaretti.

Senza contare, ricorda un ex ministro, che «salvo la parentesi del Conte-Salvini, eravamo un partito di governo: contro chi dovevamo organizzare le piazze, contro noi stessi?».

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