Cronache

Ema: "Sì ai richiami Pfizer dopo 40 giorni". Regioni in ordine sparso: "Serve chiarezza"

Calaveri: "Rimandare le seconde dosi si può". Locatelli: "Efficacia garantita". Bonaccini: "Dicano cosa fare, dobbiamo organizzarci"

Ema: "Sì ai richiami Pfizer dopo 40 giorni". Regioni in ordine sparso: "Serve chiarezza"

Ventotto, anzi trenta giorni, no trentacinque, meglio quaranta. Le Regioni vanno in ordine sparso anche sul richiamo di Pfizer, il vaccino più gettonato del Paese. In Campania hanno deciso di somministrare la seconda dose solo dopo 30 giorni, in Lazio l'asticella si alza a 35, mentre in Lombardia l'intervallo sarà fissato nell'intervallo 35-42 così in Emilia Romagna e in Piemonte. La Sardegna invece, riduce il richiamo a soli 28 giorni assieme all'Abruzzo.

Ognuno risponde in modo diverso alla richiesta del governo di allungare i tempi di somministrazione della seconda dose di Pfizer fino a 42 giorni. E si assiste ad una sorta di federalismo vaccinale mentre servirebbe una linea comune. Quella che chiede anche il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: «Noi aspettiamo che ci venga detto cosa dobbiamo fare, perché è abbastanza complicato, visto che l'organizzazione funziona, se ogni due settimane dobbiamo chiamare la gente, dare prenotazione un giorno, poi ci dicono va spostata, poi ci dicono tornate indietro. Insomma, chiedo nelle prossime ore una chiarezza definitiva e questa la deve dare il ministero, il governo e le agenzie proposte». E due voci autorevoli, da Ema e dal Cts, hanno chiarito le cose da un punto di vista scientifico, smentendo la posizione di Valentina Marino, direttrice medica di Pfizer Italia, che nei giorni scorsi ha creato il panico invitando tutti ad attenersi ai 21 giorni fissati dall'azienda per la somministrazione della seconda dose.

Ma il capo della strategia vaccinale Ema, Marco Cavaleri, ha precisato che proprio nei test clinici del vaccino Pfizer la somministrazione della seconda dose era prevista fino a 42 giorni. «Queste informazioni sono nel bugiardino del vaccino - spiega -. Quindi non è una deviazione rispetto alla raccomandazione superare i 21 giorni estendendo a cinque settimane-40 giorni. Se si superassero i 42 giorni, allora sarebbe una deviazione». Rafforza la posizione anche il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico: «L'intervallo tra la prima e la seconda somministrazione spiega Franco Locatelli - prolungato alla sesta settimana, quindi ai 42 giorni, non inficia minimamente l'efficacia dell'immunizzazione e ci permette di somministrare molte più dosi di vaccino» .

E in effetti l'obiettivo di rinviare le seconde dosi consentirebbe di recuperare 3 milioni di vaccini Pfizer tra maggio e giugno da destinare alle prime dosi. Un modo di accelerare la campagna vaccinale ed estendere l'immunizzazione ad una più vasta platea. Solo così, le 500 mila dosi giornaliere a livello nazionale non ancora consolidate, potrebbero diventare una costante. Ma per una strategia vincente serve una voce univoca. Invece, troppe Regioni stentano ad adeguarsi anche per timori di nuovi intoppi delle forniture. Ma Pfizer assicura una tempistica settimanale molto precisa e consistente: 2,5 milioni di dosi ogni sette giorni a maggio e 3,5 milioni da giugno. E a giorni arriverà il via libera dell'Ema per le nuove modalità di conservazione del vaccino che una volta uscito dal box di conservazione e scongelato e potrà essere tenuto in un normale frigorifero tra 2 e 8 gradi per un mese.

Ma ci sono problemi anche su Astrazeneca. Il vaccino che al Sud proprio non va. Le dosi inutilizzate sono 2,3 milioni, di cui 230mila in Sicilia. L'unico modo per smaltirle sarebbe di estendere la fascia di età agli over 50.

Ma dal Cts e dal governo ancora non c'è alcuna decisione.

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