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Energia, riforme e allarme migranti. I ministri di Fi in prima linea: "Siamo decisivi"

La squadra di governo di Forza Italia con il governatore Fontana

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani

Milano. Che non sia solo una parata di generali e colonnelli, lo si capisce subito, quando la capogruppo al Senato Licia Ronzulli va all'attacco: «Cospito può fare tutti gli scioperi della fame che crede ma lo Stato non si farà ricattare e il 41 bis non si tocca». Il pubblico che riempie l'auditorium di Palazzo Lombardia applaude e battono le mani pure i ministri che affollano il palco, moderati dal volto Mediaset Simona Branchetti. C'è tutta la Forza Italia di governo per questo appuntamento ad una settimana dal voto per la Regione Lombardia: Antonio Tajani, Paolo Zangrillo, Maria Elisabetta Casellati, Anna Maria Bernini; Gilberto Pichetto Fratin, di rientro dall'Azerbaigian, è al telefono e Silvio Berlusconi è presente con un videomessaggio. Ancora, davanti al microfono si alternano i viceministri Francesco Paolo Sisto e Valentino Valentini. Pochi slogan, molti fatti e la mappa del programma che arriva dopo i saluti del presidente Attilio Fontana. I migranti e l'energia, la sicurezza e le riforme: il catalogo delle materie cui si lavora è chilometrico e l'esecutivo assomiglia a un grande cantiere.

Il petrolio e i barconi si intrecciano nell'intervento del ministro degli Esteri Tajani: «Noi vogliamo la verità sul caso Regeni, ma dobbiamo interloquire con l'Egitto, anche perché quel Paese è essenziale per stabilizzare la Libia, un partner essenziale per il nostro approvvigionamento energetico e dove abbiamo appena raggiunto un importante accordo». Ogni nazione si collega ad altre, in un equilibrio precario che occorre puntellare. «Lunedì ad Adria in Veneto consegnerò alla Libia le motovedette finanziate dall'Unione Europea per fermare i flussi irregolari. Ecco, in proposito, cercheremo di stabilire accordi con i Passi virtuosi: chi si riprende gli irregolari avrà una quota maggiore di immigrati regolari che potranno entrare nel nostro Paese e lavorare, perché già formati, senza vagare in mezzo alla strada o vicino alla Stazione Centrale». Ma non c'è solo questo: «C'è un'escalation, un attacco contro lo Stato italiano portato non solo all'interno dei confini nazionali ma da un'internazionale anarchica contro tutte le sedi diplomatiche del nostro Paese. Abbiamo innalzato il livello di sicurezza, ora bisogna lavorare per difendere lo stato di diritto da chi vuole sconfiggere il sistema democratico».

Protezione e cambiamento. Il nuovo assetto dello Stato: «L'autonomia sembra che sia un'invenzione del centrodestra o una bandierina elettorale, ma noi stiamo attuando la Costituzione - spiega Casellati - Nessuna regione resterà indietro, non ci saranno spaccature fra Nord e Sud». Poi il presidenzialismo: «Mi sono data un tempo di riflessione per riunire osservazioni, parlare con Meloni e la maggioranza, vedere se c'è la possibilità di un punto di caduta per fare la riforma con tutti. Abbiamo agito in maniera non pregiudiziale, senza alzare muri. Se i muri li alzeranno gli altri, dovremo andare con chi ci sta». Scegliendo fra i tre modelli proposti: l'americano, il francese, il premierato.

Bernini parla delle eccellenze nel mondo dell'Università, Zangrillo racconta la sburocratizzazione della pubblica amministrazione, Valentini si sofferma sulle imprese, Sisto punge sulla giustizia: «Il trojan deve essere usato solo per i reati di mafia, è uno strumento molto invasivo». Infine Pichetto Fratin delinea le strategie energetiche: «Venerdì ero in Azerbaigian che per noi significa Tap, quel gasdotto che i 5 Stelle e il Pd pugliese non volevano. Noi abbiamo preso dal Tap 10 miliardi di metri cubi quest'anno, il 15% della nostra energia; se non li avessimo avuti, avremmo dovuto spegnere tutto un'ora al giorno. Ora l'Italia può diventare nel Mediterraneo un hub di raccolta da Algeria, Libia e appunto Azerbaigian».

Un altro progetto che corre verso la realizzazione.

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