Politica

Epurazioni al governo: lascia pure la «manina»

Garofoli era stato accusato di aver «ritoccato» la manovra. Istituto di Sanità, si dimette Ricciardi

Fuga «tecnica» dal governo giallo-verde. Proprio nelle ore in cui l'Italia si salvava dalla minacciata procedura di infrazione sono arrivate sul tavolo dei ministri competenti due dimissioni eccellenti in settori diversi ma con qualcosa in comune ovvero l'accertata preparazione degli esperti in fuga: il capo di Gabinetto del ministero dell'Economia, Roberto Garofoli e il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi. Il primo a formalizzare l'abbandono è Garofoli. Una decisione annunciata con una lettera al ministro dell'Economia, Giovanni Tria e concordata con il Quirinale che era stato messo a conoscenza del passo irrevocabile. Troppo pesanti e «strumentali» gli attacchi subiti soprattutto da M5s, ha spiegato Garofoli ai suoi collaboratori più stretti. Da quando si era insediato il governo della strana alleanza Lega-Cinquestelle il capo di Gabinetto era finito nell'occhio del ciclone. Prima l'accusa che sarebbe appartenuta proprio al lui «la manina» che con un emendamento aveva assegnato un finanziamento straordinario alle Croce Rossa. Una regalia, accusava M5s, fatta per interesse personale per ripagare un favore ottenuto proprio dalla Croce Rossa. Poi la pubblicazione del famoso audio nel quale il portavoce di Palazzo Chigi, Rocco Casalino, accusava i vertici del ministero di «remare» contro e prometteva loro l'allontanamento. «È un prezzo che dobbiamo pagare. Siamo professionisti al servizio del Paese, come avviene in tutte le grandi democrazie occidentali», ha commentato Garofoli annunciando la sua scelta. Ma dietro le dimissioni del capo di Gabinetto ci sarebbe anche un rapporto non proprio idilliaco con il ministro Tria e pure la questione dell'annuncio prematuro del Mef sull'accordo raggiunto con Bruxelles che ha irritato non poco il premier Giuseppe Conte. Ma Tria ieri ha negato che le dimissioni di Garofoli abbiano a che fare con la manovra. Al suo posto dovrebbe arrivare Fortunato Lambiase, capo della segreteria tecnica del Tesoro. Sarebbero in uscita anche Gerardo Mastrandrea, capo del coordinamento legislativo del Mef e il suo stretto collaboratore Michele Torsello.

Non sorprendono neppure le dimissioni di Ricciardi, nominato presidente dall'ex ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, con la quale aveva ottimi rapporti mentre non si può dire che siano stati altrettanto buoni quelli con l'attuale ministro pentastellato, Giulia Grillo. «Non posso nascondere che per quanto mi riguarda questo governo ha presentato posizioni opinabili, soprattutto sui vaccini, sulla salute dei migranti e sullo smaltimento dei rifiuti», dice Ricciardi, che assicura di non riferirsi al ministro Grillo ma precisa pure che con l'attuale titolare del dicastero è mancata «quell'intensità di collaborazione che avevo conosciuto in precedenza». Ed è un fatto che l'accademico sarebbe dovuto rimanere fino ad agosto 2019 e che le sue posizioni ad esempio sull'obbligo vaccinale erano mal tollerate dai grillini con i quali si sono consumati scontri pubblici.

La Grillo naturalmente getta acqua sul fuoco: «Ricciardi non si è dimesso per polemiche con il governo, ma per tornare alle sue attività».

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