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Erdogan tenta la mediazione. Ma la Russia punta al G20 e al faccia a faccia con Biden

Domani l'incontro al vertice di Astana, il sultano invoca accordi ma pensa al grano. Lavrov: "Disponibili a parlare con l'America". Lettera di 45 ex ambasciatori per la pace

Erdogan tenta la mediazione. Ma la Russia punta al G20 e al faccia a faccia con Biden

Cessate il fuoco, rinnovo dell'accordo per l'esportazione del grano, scambio di prigionieri e centrale nucleare di Zaporizhzhia sono i temi del faccia a faccia fra lo Zar e il Sultano. Domani ad Astana, capitale del Kazakistan, si incontreranno il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdogan. I punti all'ordine del giorno sono i rapporti bilaterali e la guerra in Ucraina.

Alla vigilia, il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ha fatto appello a Kiev e Mosca per una tregua «al più presto possibile». Speranza quasi impossibile da realizzare ora, ma a breve ci sono altre scadenze importanti come l'accordo sull'esportazione di grano che scade a novembre e deve venire rinnovato con l'avallo di Putin. I ministri della Difesa dei rispettivi Paesi si sono parlati al telefono in vista dell'incontro di Astana.

La Turchia è stata coinvolta anche nello scambio di prigionieri, compresi i casi più delicati come i combattenti ultra nazionalisti del reggimento Azov. Fino a oggi sono già 800 gli ucraini catturati dai russi tornati a casa con una ventina di accordi. Gli ultimi 32 sono stati rilasciati ieri, ma migliaia, da una parte e dall'altra rimangono prigionieri. I turchi potrebbero pure avere un ruolo per garantire la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia occupata dai russi. Ieri Putin ha ricevuto il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi, a San Pietroburgo. Il presidente russo si è detto «aperto al dialogo» .

Putin ed Erdogan si vedranno a margine della Conferenza di Astana sull'Asia centrale. Il ministro degli Esteri, Serghey Lavrov, ha dichiarato che «Mosca è pronta ad ascoltare qualsiasi proposta, ma è impossibile dire in anticipo se questo o quel processo porterà a un risultato». La Turchia pur essendo membro della Nato e vendendo i droni Bayraktar all'Ucraina non ha calcato la mano sulle sanzioni contro la Russia. L'obiettivo di Erdogan è resuscitare i colloqui di pace fra ucraini e russi ad Istanbul come all'inizio dell'invasione.

Il Cremlino, però, guarda con attenzione e interesse anche ad un altro appuntamento, il G20 in Indonesia del 15 novembre. Lavrov ha confermato che Putin non esclude la possibilità di incontrare il presidente americano, Joe Biden, a Bali. Un forte appello alla moderazione arriva anche dalla Cina, che si appresta ad «incoronare» per la terza volta il presidente Xi Jinping pure presente al G20.

Il mandarino comunista non ha bisogno di crisi internazionali che si riflettono sull'economia mondiale danneggiando anche quella cinese già in difficoltà per la pandemia e ragioni interne. Pechino ogni giorno cerca di gettare acqua sul fuoco del conflitto esprimendo «preoccupazione» ed esortando le parti a risolvere «le controversie attraverso il dialogo e la negoziazione».

Però il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non vuole saperne di trattare con Putin. «Non ci può essere alcun dialogo con l'attuale leader russo, che non ha futuro», ha ribadito ieri per l'ennesima volta. A differenza della Francia, che si è schierata al fianco dell'Ucraina, pur mantenendo contatti telefonici fra il presidente Emmanuel Macron e il nuovo Zar.

Anche ieri il ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna, pur accusando i russi di crimini di guerra, ha ribadito che «è importante avere un canale di comunicazione con il presidente Putin. Sarebbe irresponsabile il contrario. L'isolamento è la politica peggiore».

In Italia 45 ambasciatori a riposo hanno firmato una proposta per arrivare ad una via d'uscita dal conflitto. «Sentiamo il dovere di rivolgere un appello al governo italiano affinché si faccia promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica mirante all'immediato cessate il fuoco e all'avvio di negoziati tra le parti», sostengono le ex feluche, che preferiscono mantenere l'anonimato. «Primo obiettivo è il cessate il fuoco e l'avvio immediato di negoziati tra le parti al fine di pervenire: 1) al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni; 2) alla definizione della neutralità dell'Ucraina sotto tutela dell'Onu; 3) allo svolgimento di referendum gestiti da Autorità internazionali nei territori contesi - si legge nel documento -.

La convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa sarà, infine, lo strumento del ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei».

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