Eredità Agnelli, perquisito Grande Stevens

Caccia ai documenti che darebbero ragione a Margherita. Le anomalie nelle quote

Eredità Agnelli, perquisito Grande Stevens
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Dove non era arrivata Margherita Agnelli, nel suo scontro furibondo con i figli, arriva la Procura della Repubblica. L'unica discendente vivente dell'Avvocato, impegnata da anni in un braccio di ferro con John, Lapo e Ginevra Elkann, si era vista respingere appena pochi giorni fa dalla Corte d'appello di Torino la richiesta di andare a frugare nel groviglio di carte dove tutta la Dinasty di Villar Perosa ha avuto origine: la creazione della società Dicembre, la scatola dove confluivano i miliardi di fondi segreti accumulati da Gianni Agnelli nella sua lunga vita. Ma la magistratura torinese ha, evidentemente, al suo interno diverse anime, diverse letture della faida tra Margherita - oggi signora de Pahlen - e i figli avuti da Alain Elkann. La Procura, guidata dal capo Giovanni Bombardieri, è risolutamente convinta che Margherita, al netto delle sue stravaganze, abbia ragione. E ieri, per completare il quadro accusatorio, manda la Guardia di finanza a violare uno dei santuari del potere Fiat: lo studio di Franzo Grande Stevens, l'avvocato storico di Gianni Agnelli, il regista delle sue operazioni finanziarie e commerciali. É lì, nello studio del novantaseienne Grande Stevens in via del Carmine, che le «fiamme gialle» vanno a cercare la vera storia di Dicembre.

L'attenzione dei pm si concentra «sulle operazioni che dal maggio 2004 al febbraio 2019 hanno determinato la variazione della compagine sociale della Dicembre», la società semplice" «posta al vertice di una catena societaria in grado di esercitare un'influenza dominante sul gruppo Exor», il colosso di casa Agnelli. La data del 2004 come inizio delle operazioni sospette non è casuale: è in quell'anno che Margherita accetta la proposta di sua madre Marella, vedova dell'Avvocato, di uscire dall'asse ereditario in cambio di una sontuosa liquidazione. Quell'accordo, dice oggi Margherita, fu un imbroglio, perchè la buonuscita non teneva conto del patrimonio occulto di suo padre.

Lo stesso anno, Donna Marella cede ai tre nipoti Elkann la nuda proprietà del 40 per cento di Dicembre. É su questa operazione che si concentra l'attenzione dei pm torinesi. I contratti di cessione delle quote sono risultati «affetti da anomalie tanto sotto il profilo documentale (poichè la documentazione di riferimento è risultata carente degli originali, incompleta, alterata o falsificata) quanto sotto quello della regolamentazione dei rapporti finanziari tra le parti, essendo emersi indizi concreti circa l'assenza dell'effettivo pagamento delle quote». Marella Caracciolo Agnelli insomma regala ai nipoti il controllo del tesoro di famiglia, mantenendosene l'usufrutto fino alla morte: e tutto questo ai danni non solo di sua figlia Margherita ma anche del fisco italiano, che grazie alla falsa residenza svizzera della donna viene depredato, secondo la Procura, di centinaia di milioni di euro di tasse.

La reazione della famiglia Elkann è di una asprezza che fa capire quanto grave sia il colpo ricevuto: dopo avere accusato i pm di essersi messi al seguito degli gli innumerevoli tentativi - sinora tutti respinti dai giudici - di Margherita Agnelli di sovvertire le volontà dei suoi genitorì, i tre fratelli scrivono: «L'attuale assetto della

Dicembre così come il ruolo in essa ricoperto da John Elkann riflettono le volontà di Gianni e Marella Agnelli, sono sostenuti da tutta la famiglia e non potranno essere modificati da alcuna azione giudiziaria». Si vedrà.

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