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Esposito nega tutto ma è in imbarazzo

Il presidente: "Querelo". La Cassazione: "Nessuno del collegio si oppose"

Esposito nega tutto ma è in imbarazzo

Per la seconda volta si trova in mezzo alla bufera, il giudice Antonio Esposito e cerca di difendersi. Ma se per l'intervista al Mattino, dopo la condanna di Silvio Berlusconi del 2013 per frode fiscale, l'allora presidente della sezione feriale della Cassazione fu accusato di leggerezza nell'anticipare le motivazioni della sentenza, stavolta pende su di lui il sospetto di aver manovrato perché il collegio non assolvesse il leader di Forza Italia.

Con una nota il suo avvocato Antonio Grieco replica alla voce registrata del relatore di quel giudizio in Cassazione, Amedeo Franco (scomparso l'anno scorso), che lo descrive condizionato dall'alto, nell'audio diffuso da Nicola Porro nella trasmissione Quarta Repubblica e di cui parla Il Riformista. «Esposito non subì mai pressioni dalla Procura della Repubblica di Milano con la quale mai ebbe contatto alcuno», A quanto sembra, Franco dice allo stesso Berlusconi, che i cinque giudici con l'ermellino in quell'agosto che segnò la storia politica del Cavaliere e dell'Italia, dovevano formare un «plotone d'esecuzione» e non erano ammessi dissensi, come quello appunto del relatore. Per convincere Esposito, secondo lui, qualcuno utilizzò certi guai del figlio, anche lui magistrato e, sembra, un po' troppo amante della bella vita. Ma, dopo aver sottolineato che la decisione «fu presa all'unanimità, l'avvocato scrive: «Semplicemente falsa, siccome del tutto inventata la circostanza che il figlio di Esposito fosse stato beccato in possesso di droga, circostanza mai esistita. La estrema gravità dell'affermazione di Franco comportava, prima che tale infamità venisse data in pasto all'opinione pubblica, la verifica della fondatezza di tale notizia». La nota è firmata anche dal magistrato Claudio D'Isa, che faceva parte del collegio presieduto da Esposito. Il presidente, ormai in pensione, dunque «smentisce in modo categorico un proprio qualunque coinvolgimento, a 360 gradi, nei fatti» e minaccia querele. Interviene anche la Cassazione, precisando che l'assegnazione del fascicolo del processo Mediaset alla sezione feriale avvenne nel «pieno rispetto del giudice naturale precostituito per legge» e che «non risulta che il consigliere Franco abbia formalizzato alcuna nota di dissenso».

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