"Esserci un dovere". Quei Silvio boys riuniti sul sagrato

I primi sono arrivati in piena notte da Palermo: ammiratori, militanti di Forza Italia, fan del suo Milan

"Esserci un dovere". Quei Silvio boys riuniti sul sagrato

La maxi bandiera della Curva Sud e i militanti avvolti negli striscioni di Forza Italia. I cori da stadio - «un presidente, c'è solo un presidente» - con cui è stato osannato per ogni trofeo conquistato in campo dal Milan e l'inno del partito, ripetuto in loop dalla radiolina di un supporter. Calcio e politica. Il popolo di Silvio Berlusconi riempie piazza Duomo a Milano per l'ultimo saluto ed è un concentrato delle sue passioni. Oltre 15mila sotto un sole cocente hanno atteso per ore l'arrivo del feretro sul sagrato, pochi minuti prima delle 15. Sono arrivati all'una di notte da Palermo e occupano dalle 4.30 la prima fila dietro le transenne Luca e Dario, 17 e 19 anni: «È un sacrificio dovuto, ne vale la pena - dicono - Ha trasmesso tanto a noi giovani, anche l'idea che lavorare è importante. Quando abbiamo compiuto 14 anni ci siamo iscritti e ci piacerebbe un giorno fare politica attivamente». Aleggiano già i gufi sul futuro di Fi. «Berlusconi lascia un'eredità importante e non può sparire nel nulla, toccherà a noi sostenitori tenerla viva, riusciremo tutti insieme ad andare avanti». È il sentiment che pervade i giovani azzurrini, tantissimi ieri sotto la Madonnina. Nico, 23 anni, del Gruppo giovanile Forza Italia Emilia Romagna, è commosso: «Siamo qui in tanti a rendere onore a quello che per noi è stato un vero leader politico, un esempio da seguire. Sicuramente adesso ci sarà un momento di riassetto ma durerà poco, continueremo a combattere senza perderci d'animo». Gaia, 17 anni, ex giocatrice della giovanile del Monza, ha portato uno striscione con la celebre frase pronunciata dal Cav nel '94: «L'Italia è il Paese che amo». «Non l'ho conosciuto allora ma l'ho sempre ammirato - dice -. L'ho incrociato alla festa per il Monza in Serie A, è stato un grande presidente». Samuele, 32 anni, e Lorenzo di 24 sono arrivati da Bergamo armati di sedie da campeggio e cappello da pesca per resistere all'attesa e al meteo: «Siamo sempre stati sostenitori di Silvio, come le nostre famiglie, venire qui oggi era un ultimo gesto dovuto». E in tono più colorito aggiungono che «aveva gli elicotteri, i soldi, le belle donne. Incarnava il sogno italiano».

Tantissime le bandiere del Milan ma la più appariscente è quella della Curva Sud e Giancarlo Capelli detto «il Barone», storico componente del direttivo, ammette che il Cav «rimarrà sempre il presidente per noi», in piazza almeno 500 ultras e i rossoneri chiedono di intitolargli il nuovo stadio. Partiti alle 6 da Sassuolo e dietro le transenne dalle 8.30 anche Claudio che col Milan Club Sassuolo ha conosciuto «Silvio nel luglio '86 a Vipiteno (Bolzano), era il suo primo ritiro, aveva comprato il club da 4 mesi. L'ho aspettato fino a sera per stringergli la mano, qualcuno chiedeva di lasciargli fare un giro in pace invece disse voglio stare qui con i miei ragazzi». In mano ha una sfilza di foto, dell'epoca e di tante trasferte. C'è un gruppo di cittadini dello Sri Lanka. Uno, in Italia dal 2001, ringrazia Berlusconi che li ha «sostenuti sempre. Ha fatto tanto per aiutarci col permesso di soggiorno. Ora viviamo bene grazie a lui. Dio lo benedica». Daniela, milanista e militante per trent'anni, ce l'ha con chi «lo ha attaccato in modo vergognoso per una vita e lo fa tuttora, contestando il funerale di Stato. Un genio così non lo avremo più in Italia». Ogni tanto scatta il coro «Chi non salta comunista è». E almeno tre «sciacalli» vengono cacciati dalla piazza. Uno la mattina imprecava contro il Cav. «Se non è in lutto stia a casa, non c'è più rispetto per i morti» la reazione dei supporter. Un uomo col cartello «Vergogna di Stato» e la t-shirt con scritto «Io non sono in lutto» viene accerchiato e contestato, gli agenti lo prelevano e allontanano. Un'altra, con la stessa maglietta, insiste per rimanere. «Non siamo alla festa dell'Unità» i commenti.

La gente è accalcata anche sulla statua di Vittorio Emanuele al centro della piazza. I cartelli: «Il più italiano degli italiani», «Ingegnere gestionale ad honorem», «Travaglio uomo di m.». Almeno una quindicina di corone sul sagrato e altre portate in Duomo. inviate da Lapo Elkann, Belen Rodriguez, «I residenti di Milano 2», la sua città-giardino, Milan, Inter, Napoli, Juventus, Monza, dall'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, dalla premier Giorgia Meloni, la senatrice Fi Licia Ronzulli, il Gruppo Senato Forza Italia.

I tre maxischermi inquadrano l'auto con la salma di Berlusconi che parte da Arcore in direzione Milano e la piazza esplode. Applausi per l'arrivo di Meloni, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e - lunghissimi - all'arrivo del feretro.

Accompagnano l'omelia dell'arcivescovo Mario Delpini nel passaggio su «vivere e sorridere di fronte alla critiche». La tromba suona il Silenzio sul finale, e un fragoroso applauso unisce il popolo dentro e fuori dal Duomo. Quando il feretro torna sulla piazza la folla intona l'Inno d'Italia. E cori da stadio, come piaceva a lui.

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