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Etruria e scandalo petrolio: la Boschi fugge dalle accuse

Il ministro snobba la sfiducia: "È letteratura". E spiega: "Sull'emendamento nessun segreto". E rigetta le accuse sul fallimento di Banca Etruria

Etruria e scandalo petrolio: la Boschi fugge dalle accuse

Della sfiducia presentata dalle opposizioni Maria Elena Boschi non si cura. "È un genere letterario ormai: ce n'è una alla settimana, individuale o collettiva. Possiamo mettere degli appuntamenti fissi: il mercoledì c'è la Champions, il giovedì la mozione di sfiducia". Intervistata da Bruno Vespa a Porta a Porta, il ministro per le Riforme respinge ogni accusa sia sul recente scandalo che ha portato le dimissioni di Federica Guidi sia sul fallimento della Banca Etruria che ha coinvolto suo padre Pier Luigi Boschi. Riesce a scamparla sempre. E, mentre altri ministri si dimettono, lei riesce a rimanere al suo posto.

Giusto ieri è stata ascoltata dai magistrati come persona informata sui fatti. In merito all'inchiesta su Tempa Rossa i pm di Potenza hanno voluto vederci chiaro sul suo reale coinvolgimento con quell'emendamento che ha favorito il compagno della Guidi, Gianluca Gemelli, e i suoi amici della Total. Oggi si è presentata da Vespa per spiegare agli italiani che lei non c'entra niente con il Totalgate. "Quando ho letto sui giornali, sono stata io a chiamare i magistrati e ho chiesto di essere ascoltata il prima possibile - assicura - sono a disposizione e ieri è stato il primo giorno utile". E cala l'asso: "Se per caso dovessero avere bisogno di altre informazioni da chiedermi sanno dove trovarmi". Eppure il suo ruolo è stato fondamentale per "infilare" l'emedamento incriminato nella passata legge di Stabilità. Tanto che il suo nome figura agli atti dell'inchiesta. È la stessa Guidi a tirare in ballo Mariaele. "Non c'è nulla di segreto - dice a Porta a Porta - quello che mi spiace è che una parte delle opposizioni cerchi di far passare l'idea che c'è stato un blitz notturno, una furbata, ma non è così...". A sentire la ricostruzione del ministro, il governo avrebbe agito "alla luce del sole". "E poi - assicura - quell'emendamento è stato presentato in parlamento ed è stato discusso e votato dal parlamento, c'è stato un lavoro che è durato nel tempo".

Dopo aver difeso l'operato del governo, la Boschi è subito pronta a scaricare la Guidi. E così, assicurando di non aver "mai incontrato" rappresentanti della Total, dice di non ricordare alcun "interesse particolare" a quell'emendamento "da parte del ministro Guidi". "Ho ritenuto normale che il ministro, essendo lei un ministro, si interessasse a quell'argomento per competenza ma non ricordo nessun suo interesse particolare". Quindi, come già fatto da Matteo Renzi, invita la magistratura a fare il suo dovere e a "farlo velocemente". "Ma - avverte - non può essere un alibi per continuare a non fare niente, ci sono troppe opere bloccate il governo deve andare avanti".

Con la stessa facilità con cui si chiama fuori dalla scandalo petrolio, la Boschi assicura di non aver nulla a che fare con il fallimento della Banca Etruria. "Do per scontato che ci sarà una evoluzione nella vicenda giudiziaria di mio padre - dice - immagino un'azione di responsabilità, lo do quasi per scontato. Ma - si affretta a precisare - questo non riguarda il mio lavoro".

Rivendicando di avere "lavorato bene", ci tiene quindi a sottolineare che risponde solo di quanto fa lei, nel suo lavoro, e chiede di "essere giudicata per il lavoro fatto in parlamento".

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