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Euro-stangata all'Italia. Debito rivisto al rialzo

La Commissione Ue taglia le stime del Pil e vede il disavanzo in crescita nel 2024-26

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Bruxelles ha messo nel mirino l'Italia perché indocile nell'accettare riforme che la penalizzerebbero come quella del Patto di Stabilità e del Mes. E, per convincere la recalcitrante Roma ad aggiogarsi, la Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil italiano 2023, portandolo dal +0,9% previsto due mesi fa al +0,7 per cento. Anche se sono state ritoccate all'insù quelle del 2024 (da +0,8% a +0,9%) Nel 2025 il Pil dovrebbe crescere dell'1,2%. Il governo nella Nadef aveva previsto +0,8% quest'anno, +1,2% nel 2024 e +1,4% nel 2025. Questo quadro predittivo è meno criticabile in quanto le previsioni della Commissione sono improntate a un generalizzato rallentamento dell'economia in tutta l'area a causa degli effetti perversi dell'inflazione e delle guerre in Ucraina e Medio Oriente.

In virtù della sostanziale revisione al ribasso della crescita, il deficit/Pil dovrebbe scendere dall'8% del 2022 al 5,3% (stesso valore della Nadef) quest'anno per calare al 4,4% (4,3%) nel 2024 e marginalmente al 4,3% (3,6%) nel 2025. L'intento «punitivo» nei confronti del governo Meloni è, però, testimoniato dal ricalcolo del rapporto debito/Pil che dovrebbe scendere dal 141,7% nel 2022 al 139,8% (140,2% nella Nadef) quest'anno per risalire al 140,6% (140,1%) nel 2024 e al 140,9% (139,9%) nel 2025.

Si tratta di un quadro previsionale non favorevole che sembra costruito apposta per mettere in difficoltà l'esecutivo italiano. È chiaro che la tendenza al rialzo del debito pubblico confligge con le raccomandazioni più volte formulate da Bruxelles circa la necessità di tenere sotto controllo questo parametro e che, al di là delle riforme di Patto di Stabilità e Mes, potrebbe presupporre l'avvio di una procedura di infrazione oppure costituire per le agenzie di rating (domani è atteso il verdetto di Moody's) un appiglio per la bocciatura del nostro debito. Analogamente, la Commissione sembra aver fornito a se stessa un assist magnifico per criticare la legge di Bilancio 2024. Il giudizio è atteso per martedì prossimo.

Insomma, pare che non sia stato tenuto in nessun conto il Documento programmatico di bilancio che, pur in presenza di un calo marginale nella traiettoria triennale della manovra, rinviava al 2026 un aggiustamento del debito/Pil al 130,6 per cento. «Le differenze tra le stime Ue e quelle del governo italiano dipendono da tre fattori: includono un incremento più elevato del costo degli interessi sul debito nel 2025 rispetto al 2024; un prolungamento della misura sul cuneo fiscale adottata per il 2022 e il 2023 e un incremento maggiore dei salari e degli stipendi pubblici», ha detto il commissario all'economia Paolo Gentiloni. In particolare, taglio del cuneo e dell'Irpef sono stati considerati strutturali e non transitori «perché è stata rinnovata sistematicamente in questi anni e il governo l'ha presentata come permanente». In verità, il ministro dell'Economia Giorgetti non si è mai sbilanciato in questa direzione. «Sono convinto che sia fondamentale avere delle regole di bilancio comuni», ha concluso Gentiloni.

Il messaggio è chiarissimo: l'Italia deve accettare tutto anche se contrario ai propri interessi.

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