Europa, pedaggi e tasse: il piano per la protesta dei "gilet gialli" italiani

Al coordinamento aderiscono commercianti e autotrasportatori. "Faremo come a Parigi"

Europa, pedaggi e tasse: il piano per la protesta dei "gilet gialli" italiani

Il neonato «Coordinamento italiano gilet gialli Italia» - al momento - sta ai gilet gialli transalpini che da giorni mette a ferro e fuoco la capitale francese come il Frosinone sta al Paris Saint-Germain: insomma, c'è una bella differenza. I programmi dei nostri aspiranti «gilettati» sono ancora fumosi e di essi si sa solo quel poco che è stato pubblicato sulla pagina facebook del «coordinamento», dove ci si impegna a battersi «contro la direttiva Bolkestein e la tassazione troppo elevata per le imprese», chiedendo inoltre «la revoca della concessione a Autostrade e la riduzione dei pedaggi». Molti i dubbi, a cominciare da quello su cosa sia la «direttiva Bolkestein»; chiarito che, quest'ultima, ha a che vedere con «la concessione per gli stabilimenti balneari», si capisce perché nel coordinamento figurino insieme a un buon numero di autotrasportatori e piccoli commercianti anche numerosi gestori di lidi marittimi. Tutte categorie che protestano per «l'eccessiva tassazione» cui sono sottoposti nell'«esercizio delle proprie attività professionali». Ragion per cui il loro unanime grido di battaglia è ora «Oggi Champs Elysee, la prossimo a Roma. Facciamo partire la protesta dei gilet gialli in Italia. Non paghiamo più le autostrade se i pedaggi non scendono di prezzo e se a gestirle rimane Autostrade spa».

A proposito di Autostrade spa, sabato sera una decina di individui a volto coperto hanno assaltato il casello autostradale di Genova-Est abbattendo una sbarra del telepass di accesso, danneggiando altri impianti e scrivendo con lo spray frasi sconclusionate; inoltre sono stati accesi fumogeni e sparsi volantini con col titolo «Apriamo i caselli, paga autostrade!». Il blitz è stato messo in atto poco prima dell'ora di cena in un momento in cui il traffico non era sostenuto e procedeva regolarmente nelle due direzioni di entrata e di uscita dalla rampa che porta alla A12, da dove si raggiunge velocemente la A7 per Milano o ci si dirige a Livorno.

Tanto è bastato per attribuire la paternità del raid all'appena costituito italico coordinamento dei gilet gialli: una relazione che però la digos tende ad escludere, concentrando invece le indagini in ambienti legati ai centri sociali. Tuttavia gli inquirenti non escludono che per le prossime iniziative (a Roma, Firenze e Bologna) annunciate dai gilet gialli tricolori possano verificarsi incidenti: i black bloc sono già pronti a infiltrasi nei cortei. Intanto nel post d'apertura del coordinamento, la prima adesione è del signor Giancarlo Nardozzi, che così si presenta al mondo social: «Sono il presidente nazionale del Goia (Gruppo organizzato indipendente ambulanti). Ho aderito a questo coordinamento per aiutare a superare le difficoltà della categoria e per cercare di apporre dei cambiamenti anche protestando sempre in forma civile e legale a sostegno di questo governo ormai circondato da tutti». Peccato per Nardozzi che le tasse contestate dai gilet gialli italiani portino per la maggior parte proprio la firma di questo governo.

Ma - a giudizio

del coordinamento - c'è sempre tempo per redimersi: «Ci aspettiamo che alle nostre iniziative aderiscano anche politici di buoni principi». E, si sa, come i «buoni principi» non facciano certo difetto ai nostri politici.

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