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In Europa prime prove di centrodestra unito. I Popolari mollano i socialisti sui deliri green

Sulla mozione il Ppe vota con Ecr e Id. "La maggioranza Ursula ai titoli di coda"

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Prove generali per un cambio di maggioranza all'Europarlamento dove ieri in Commissione Ambiente i deputati dei Popolari (e alcuni liberali) hanno votato insieme al gruppo Ecr, a cui appartiene Fdi, e Id a cui aderisce la Lega sulla cosiddetta «legge sul ripristino della natura» (parte del Green Deal). La mozione di rigetto è stata presentata dal Ppe e, per essere approvata (bocciando perciò la legge), era necessaria la maggioranza dei voti con l'esito della votazione finito in parità: 44 favorevoli e 44 contrari. La proposta approderà perciò all'Europarlamento ma è innegabile il valore politico di un voto che rappresentava un importante banco di prova per il Green Deal e che non si può dire sia stato superato. Il pareggio si è ripetuto in molte votazioni sugli emendamenti al punto che il voto è stato sospeso e rimandato al 27 giugno.

I leghisti Marco Zanni, presidente gruppo Id, e Marco Campomenosi, capo delegazione Lega, parlano di «titoli di coda della cosiddetta maggioranza Ursula (Von der Leyen nel tondo, ndr)»: «Dopo la sonora bocciatura delle commissioni Agricoltura e Pesca, oggi sono andate in scena tutte le contraddizioni e i limiti di una coalizione fallimentare e litigiosa che ormai, a un anno dalle elezioni, giunge al triste capolinea. Un'altra maggioranza non solo è possibile, ma necessaria: i cittadini europei non meritano questo brutto spettacolo». Sulla stessa falsariga Sergio Berlato, eurodeputato di Fdi- Ecr e componente della commissione Envi secondo cui «le follie green del commissario Timmermans e la sua agenda fortemente ideologizzata si infrangono all'interno della sua stessa maggioranza». Berlato ha aggiunto: «Per fortuna manca solo un anno alle elezioni europee che vedranno un'altra maggioranza».

Quanto avvenuto ieri in Commissione Ambiente, è solo l'ultima occasione in cui l'attuale maggioranza si è spaccata iniziando a delinearne una alternativa in particolare sull'ambiente. L'ambientalismo ideologico si è spinto a tal punto da suscitare una reazione dei popolari secondo cui, una approvazione della «Legge sul ripristino della natura» danneggerebbe molto agricoltori e pescatori mettendo in pericolo le catene di approvvigionamento e aumentando i prezzi per i consumatori. Il voto sulla «Nature Restoration Law» è l'emblema del Green Deal che, dietro a obiettivi nobili, spesso nasconde norme che colpiscono cittadini e produttori e non è un caso si vada verso una battuta d'arresto e di revisione del suo impianto.

Ora la palla passa all'Eurocamera: se la norma pro-natura non dovesse passare, probabilmente l'Ue non avrà una nuova legge sulla biodiversità prima della fine della legislatura. Una situazione analoga ad altre misure green ancora in ballo, dall'Euro 7 agli imballaggi, dalla riduzione dei pesticidi alla direttiva sulle emissioni industriali. Intanto la Commissione sta valutando la possibilità di imporre dei dazi sulle auto elettriche cinesi per contrastare la vasta importazione dalla Cina che minaccia la produzione continentale.

Forse a Bruxelles iniziano ad aprire gli occhi.

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